Lo Sportello Immigrazione di via Santa Margherita 43 nasce da un progetto dell'associazione "I Sardi" realizzato grazie al sostegno del Comune di Cagliari, e si costituisce come un'organizzazione culturale e di volontariato senza scopo di lucro.
Gli obiettivi principali dello Sportello sono quelli di favorire la piena integrazione culturale, sociale e lavorativa degli stranieri nell'ambiente cittadino, fornire loro la conoscenza dei diritti e doveri del cittadino italiano e delle normative relative ad ogni ambito lavorativo di loro interesse; ciò in quanto il proposito di base è di operare sempre nel pieno rispetto della legge, in tutela sia dei lavoratori sia dei richiedenti. Favoriscono l'incontro tra domanda e offerta e aiuto nella compilazione dei documenti per i contratti di lavoro.
Il tutto anche attraverso le traduzioni delle leggi nelle lingue originali degli stranieri per favorire una comprensione reciproca ottimale. Per ovviare alle barriere linguistiche e ai problemi socio culturali, che rappresentano le maggiori difficoltà soprattutto all'inizio del percorso nel nuovo ambiente, risulta molto importante il lavoro dei mediatori culturali dell'associazione, che prestano servizio gratuitamente in favore degli immigrati.
Come la responsabile dello Sportello Immigrazione, Clara De Sousa, una giovane signora di origine brasiliana ora cittadina e moglie italiana.
Clara mi spiega che la sua associazione adempie un duplice compito: quello più rigido e di ordine burocratico di assistenza alla compilazione dei documenti, e quello meno formale ma molto delicato di assistenza sociale e psicologica agli immigrati che si rivolgono loro.
La psicologa è una ragazza sudamericana, del Guatemala, e rappresenta un'eccezione nel panorama degli immigrati perché è riuscita a farsi riconoscere qui in Italia la laurea conseguita nel suo paese.
"Tutte le persone che arrivano in Italia sono laureate, ma qui i loro percorsi di studio non vengono riconosciuti o comunque non valutati alla stregua di una laurea: ho conosciuto medici, ingegneri, psicologhe, biologhe, che qui si ritrovano a fare le commesse o le colf - badanti, e fanno questo sacrificio pur di mandare avanti la famiglia. Per questo per loro è molto importante avere vitto e alloggio dalle famiglie per le quali lavorano, in modo da poter mandare la gran parte del loro guadagno a casa, per dare sostentamento alla famiglia. Anche se questo significa passare quasi tutto il proprio tempo nelle case in cui lavorano, a contatto solo con persone anziane, ed essere quindi limitate nelle possibilità di scambio e interazione culturali".
Infatti, soprattutto le Ucraine, tendono a usufruire dei propri giorni liberi (solitamente il giovedì dalle 16 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 20) per ritrovarsi con le colleghe. Non essendo una comunità costituita non hanno dei luoghi d'incontro stabiliti, ma si riuniscono nelle piazze per parlare tra di loro, nella loro lingua, e preservare così la loro cultura, oltre magari a scambiarsi informazioni sul loro paese.
Questo comportamento le preclude quindi dall'inserimento sociale, forse anche perché trovano moltissime differenze tra la loro cultura e quella sarda; nonostante ciò molte di loro si dicono contente dell'ambiente, del sole, del clima e si sentono comunque integrate nel territorio.
Il lavoro dei mediatori è rivolto anche a questo: trasmettere la conoscenza della cultura e delle usanze sarde così da favorire un dialogo migliore tra le lavoratrici e le famiglie con cui devono interagire.
Senza contare che molte affermano di avvertire un maggior senso di libertà e spensieratezza rispetto alla vita che conducevano nel loro paese.
I legami affettivi con le famiglie si costruiscono col tempo.
In linea di massima le famiglie sono sempre soddisfatte. Del resto, per le persone anziane è molto importante avere una compagnia in casa.