Reportage

Una nuova comunità cagliaritana in crescita: arrivano le badanti

Autore: Maura Madeddu,
7 maggio 2007, 13:04
Da qualche anno, la realtà delle badanti si è molto diffusa a Cagliari, complici l'avanzamento dell'età media e la relativa crescita della richiesta di assistenza agli anziani.

Badanti a Cagliari. La storia di Aida, badante giornalista

Aida, una ragazza del Kirghisistan, si è laureata in giornalismo all'Università di Mosca e poi ha preso una specializzazione nel suo paese, dove in seguito agli studi ha lavorato come giornalista per le emittenti televisive locali: anche da questo caso si capisce che in questi paesi il problema non è tanto la possibilità di studiare o la mancanza di lavoro in differenti ambiti, ma piuttosto gli stipendi.
La maggior parte delle persone che arrivano da noi in cerca di lavoro sono infatti tutte in possesso di una laurea (che nel nostro paese non è riconosciuta) ma lamentano la carenza di denaro dei paesi d'origine. "Con lo stipendio che prendevo al mio paese - (come giornalista: circa 100 euro al mese!) - potevamo permetterci solo di mangiare, ma in una famiglia servono anche altre cose, come ad esempio i libri per far studiare i figli e il vestiario, ogni tanto". Uno stipendio che permette insomma l'accesso ai soli generi di primissima necessità, e nemmeno in grande varietà.
Dopo lo smembramento dell'U.R.S.S. tantissimi stati eurasiatici sono passati in pochissimo tempo dalla ricchezza alla povertà, scivolando in gravi crisi economiche che hanno portato alla chiusura delle industrie, alla perdita di tantissimi posti di lavoro e ad un conseguente degrado della società.
"Dal Kirghisistan non siamo in molte a Cagliari, circa 40". La maggior parte delle badanti vengono dalla Russia e dall'Ucraina, e tutte soffrono degli stessi problemi: sono infatti costrette a venire qui da sole, spesso lasciando al loro paese, oltre che i mariti, i figli anche molto piccoli.
Anche Aida non vede la figlia diciottenne da quando è arrivata qui a Cagliari, 9 mesi fa, e sa che molto probabilmente non la vedrà per altri due anni, in cui la ragazza sarà in America per studiare : Aida infatti vuole fare il possibile affinché la figlia compia gli studi migliori così da poter trovare, un domani, un lavoro consono alle sue aspirazioni.
Per questo rinuncia a tutti i suoi giorni liberi ed è così costretta a non spostarsi mai dalla casa in cui lavora per una coppia di anziani.
Inizialmente aveva libera la domenica e la usava per incontrarsi con le colleghe.
A proposito del problema dell'integrazione, anche lei si dice contenta dell'ambiente trovato in Italia: "la vostra cultura è molto simile alla nostra. Qui tutti mi hanno sempre trattato con rispetto e in famiglia mi trovo bene. Gli italiani hanno un senso della familiarità molto forte, come nel mio paese, e cercano sempre di non far mai mancare l'affetto."
"Poi è ovvio" dicono sia Carol che Aida "in qualsiasi posto si trovano persone buone e persone cattive o poco disponibili, ma come non avrebbe senso prestarvi attenzione nel mio paese, così non gli do importanza qui".