Reportage

Teatro di Sardegna, una storia lunga quarant'anni

Autore: Barbara Piras,
10 maggio 2011, 12:21
Dagli anni 70 ad oggi: tra ricordi, passione e impegno giovani attori diventano professionisti.
Luci di Bohème - 1984 foto di Tommaso Lapera
Luci di Bohème - 1984 foto di Tommaso Lapera

Gli sviluppi degli anni '80

Negli anni '80, di fronte ad un calo di attenzione verso il  teatro soppiantato dalla nuova moda della disco music, la Cooperativa Teatro di Sardegna sceglie di rivolgere l'attenzione sempre più sul mercato nazionale. Questa scelta comporta la necessità di ricambiare, con l'ospitalità a compagnie nazionali, le piazze conquistate nella penisola. Nasce così nel 1980, in collaborazione con l'Ente Teatrale Italiano(Eti), il Circuito Teatrale Regionale Sardo per la distribuzione della produzione nazionale nelle diverse località dell'Isola. Cesare Saliu tiene a sottolineare:” Il circuito dell'ARCI è stato un primo importante esperimento, negli anni '70, di circuitazione degli spettacoli teatrali. E aveva portato in Sardegna  diverse compagnie di spicco del panorama italiano. In collaborazione con l'Arci- prosegue l'attore- avevamo fatto la nostra prima rassegna”. Un esperimento che ha spianato la strada per gli sviluppi successivi.

Il 1981 rappresenta un altro snodo centrale nella storia della Cooperativa: l'apertura verso il continente con la prima tournée strutturata. Prima con il “Woyzech”, dello scrittore tedesco Georg Buchner, presentato all'Auditorium del Conservatorio riscuotendo grandi consensi di pubblico e di critica, il gruppo gira per la Sardegna. “Subito dopo varchiamo l'Isola- ricorda Isella Orchis- con “Funtanaruja”. Si adotta per la prima volta la politica di affiancare agli attori soci della compagnia giovani attori del continente scritturati apposta per quello spettacolo, e questo ci permetteva di avere maggiore visibilità”.   La compagnia gira l'Italia con le sue produzioni e a Cagliari vengono ospitati i più grandi nomi della prosa classica. L'esperienza del Circuito parte con “Gli amori inquieti” di  Goldoni. Marco Parodi è il nuovo direttore artistico e firmerà diversi spettacoli dando un apporto fondamentale e prezioso allo sviluppo della Cooperativa e del teatro in Sardegna. Durante gli anni '80 il circuito si struttura e si consolida con la costituzione nel 1986 di un organismo di gestione: il Ce.D.A.C, Centro Diffusione Attività Culturali.

Le produzioni degli anni '80 esplorano, in particolare, il teatro del novecento (“Storia dello zoo”, “La lezione”, “Centocinquanta la gallina canta”). Iniziano anche  le collaborazioni con il Conservatorio con “Costruiamo una città-Ma mere l'oye”. Ma lo snodo centrale per la compagnia è “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello con Arnoldo Foà protagonista. “ Un'apertura al mercato nazionale in grande stile- racconta Lia Careddu- portavamo un classico, un autore che non ha bisogno di presentazioni, con un forte nome di richiamo e abbiamo fatto una tournée lunga che ci ha visto impegnati per parecchi mesi”. Lo spettacolo “Miles gloriosus”(1982) di Plauto, segna un'altra tappa importante: la compagnia porta questo lavoro al teatro di Nora, riaperto dopo tanti anni. Il successo è tale che diventa il giusto pretesto per inaugurare, l'anno dopo, la fortunata manifestazione “Notte dei Poeti”. L'iniziativa, promossa da Marco Parodi, si rivela da subito vincente e propone al pubblico nomi eccellenti della prosa classica.

“La scelta artistica della Cooperativa durante gli anni '80- ricorda Isella Orchis- era ben strutturata e  si articolava in tre filoni:  produzione di uno spettacolo da portare fuori dal territorio regionale, proseguimento dell'attività in Sardegna, ripresa, nel contempo, della drammaturgia sarda ma solo quando si trovavano testi interessanti su cui  decidevamo di lavorare. Continuavamo però a soffrire- prosegue l'attrice- per la mancanza si spazi adeguati alle prove soprattutto nella nostra città. In quegli anni ci ospitò ripetutamente il Cineteatro Savoia di Sant'Antioco”. 

Accanto a Marco Parodi altri registi dirigono la compagnia e lasciano un segno importante. Con Marco Gagliardo vengono realizzati “Diario di un pazzo” di Gogol(1984), “La voce umana” di Cocteau(1986), “L'incendio nell'oliveto” di Deledda(1986), “Antigone” di Sofocle(1987). Mina Mezzadri ritorna nell'isola, dopo la prima esperienza legata alla regia di “L'obbedienza non è più una virtù”(1974) sulla vicenda di don Milani. E nel 1984, dieci anni dopo dirige “Luci di Bohème”dello scrittore spagnolo Del Valle-Inclan. “Questo spettacolo- racconta Lia Careddu- è stato per noi un altro snodo centrale. Riuscimmo a scritturare un altro nome di gran richiamo sulla scena nazionale, Raf Vallone. Lui non conosceva la nostra giovane compagnia- prosegue l'attrice-  ma si era innamorato di questo testo tanto da decidere di onorarci della sua presenza. Era assente dai palcoscenici da tanti anni perché si era dedicato al cinema, ma dopo “Luci di Bohème” riprese a fare teatro. La stampa diede risalto a questa notizia e fece emergere nel contempo la qualità della rappresentazione”. Lo spettacolo arriva anche in Canada accompagnato dallo slogan “L'avvenimento teatrale in America”. Vallone sarà protagonista, firmando la regia, anche di “Il prezzo” di Miller nel 1987 e “La creazione del mondo ed altre cose” sempre di Miller due anni dopo.

A metà degli anni '80 Marco Parodi non è più direttore artistico della Cooperativa Teatro di Sardegna.  “Il suo fu un atto di denuncia verso una classe politica ancora poco attenta alla realtà teatrale “ commenta Isella Orchis. Le fa eco la collega Lia Careddu:” Nonostante tutti i risultati raggiunti, gli sforzi e i sacrifici economici e, nonostante fossimo diventati una compagnia importante a livello nazionale, i riconoscimenti tardavano ad arrivare e con essi anche  il giusto sostegno da parte delle istituzioni”. Il regista continuerà a curare alcune regie e ad occuparsi del festival di Nora.

Nel gennaio del 1982 il Teatro Massimo, dopo un incendio, viene chiuso dalla Commissione di Vigilanza per problemi all'impianto elettrico. La stagione di prosa si sposta al Teatro Alfieri e, dopo una breve parentesi al Teatro Ariston, un luogo poco adatto ad ospitare prove e spettacoli, quello spazio accoglierà la rassegna fino agli inizi del 2009 quando l'undici febbraio il Teatro Massimo è stato restituito alla città, dopo ventisette anni di chiusura. Gli avvenimenti testimoniano la difficoltà della compagnia di trovare un luogo da abitare. Ci provano ancora una volta con il Cineteatro Adriano. “C'era il progetto di ristrutturarlo e di farlo diventare il nostro teatro- racconta Cesare Saliu- ma i lavori, ostacolati dalle lungaggini burocratiche, non iniziavano mai. Quando ormai eravamo pronti arriva un piano di salvaguardia nazionale che blocca qualsiasi iniziativa che graviti intorno all'area ferroviaria. Il Cineteatro Adriano non era più disponibile”. Quello spazio viene utilizzato dalla Cooperativa unicamente come sala prove per parecchi anni, dal 1983 al 1990.