Reportage

Teatro di Sardegna, una storia lunga quarant'anni

Autore: Barbara Piras,
10 maggio 2011, 12:21
Dagli anni 70 ad oggi: tra ricordi, passione e impegno giovani attori diventano professionisti.
Gli occhi tristi di Guglielmo Tell - 1971
Gli occhi tristi di Guglielmo Tell - 1971

Gli esordi

La storia del Teatro di Sardegna affonda le sue radici alla fine degli anni '60 quando dall'esperienza del Centro Universitario Teatrale(CUT), legato alla precarietà del mondo studentesco, la compagnia di giovani artisti decide di costituire il Teatro di Sardegna-Centro di Iniziativa teatrale(CIT) nell'ottica di una  maggiore continuità d'azione e di un percorso verso il professionismo. La strada da perseguire è volta all'affermazione di una cultura teatrale in un territorio carente di strutture adeguate. Mario Faticoni, affiancato da Corrado Gai, assumerà la carica di Presidente fino agli inizi degli anni '80 quando sceglierà di proseguire l'avventura staccandosi dalla compagnia e fondando “Il Crogiuolo”.

Altri cinque presidenti si avvicenderanno alla guida del Teatro di Sardegna durante il suo percorso, portando avanti le linee e i programmi: Corrado Gai (presidente dal 1979 al 1989), Antonio Prost (presidente dal 1989 al 1990), Mario Pinna (presidente dal 1990 al 1996), Antonio Cabiddu (presidente dal 1996 al 2009), Maria Grazia Sughi (presidente in carica dal 2009).

La prima sede del CIT è il Teatro Cantina di Via dei Genovesi, un locale seminterrato affittato in Castello a Cagliari,  che diventerà in quegli anni luogo di produzione di spettacoli ma anche di incontri tra artisti, intellettuali e mondo universitario. Lo spettacolo d'esordio è “Omobono e gli Incendiari”, del 1969, che viene inserito nel circuito della prosa: riscuote un grande successo di pubblico al Teatro Massimo ma riceve una pesante stroncatura sulle pagine dell'Unione Sarda ad opera del direttore e critico Fabio Maria Crivelli che all'epoca era anche Presidente del Comitato di valorizzazione della Prosa. Il Comitato portava al teatro Massimo e in poche piazze della Sardegna i grandi nomi del teatro italiano, da Gassman ad Albertazzi ed era il primo esperimento di circuitazione del prodotto teatrale.

La compagnia incassa il colpo rinvigorita dai consensi ottenuti nelle repliche a Sassari e Nuoro e prosegue con passione e tenacia il suo percorso artistico. Il secondo spettacolo è “In alto mare” del 1970, un anno contraddistinto dalla scoperta di un colosso della drammaturgia, Bertolt Brecht. Vanno in scena al Teatro Auditorium di Piazzetta Savoia “ L'eccezione e la regola” e “La bottega del pane”. L'anno dopo la nuova produzione del CIT è “Gli occhi tristi di Guglielmo Tell”, per la regia di Gianni Esposito, un'opera dello scrittore spagnolo Alfonso Sastre che indagava la situazione politica spagnola segnata dal regime oppressivo del dittatore Francisco Franco. Sastre dava voce ad un'opposizione intransigente  e ne pagava il prezzo fino agli estremi del carcere, subito anche dalla moglie Eva Forest. Il grande successo dello spettacolo sempre all'Auditorium di Cagliari portava con sé l'intensa emozione  di avere come spettatore speciale l'autore stesso. “Questa importante produzione -ricorda Cesare Saliu, attore storico del Teatro di Sardegna, entrato nel gruppo nel 1972- venne portata  al Teatro Tordinona di Roma, nel 1975,  riscuotendo ampi consensi di critica. Era una scommessa per una piccola compagnia isolana, ma risultò vincente tanto che sulle pagine del Messaggero ci posizionammo terzi dopo “Gli esami non finiscono mai” recitato al Teatro Eliseo e “Aggiungi un posto a tavola” al Sistina”. Grande emozione suscita la presenza in prima fila dello scrittore spagnolo ma anche di autori di grande rilievo come Alberto Moravia, Cesare Garboli e Natalia Ginzburg. Lo spettacolo rappresenta una pietra miliare nella storia del Teatro di Sardegna perché è la prima uscita dal territorio sardo.