Reportage

Una piccola città diventa grande: Il Cagliari Calcio

Autore: Laura Puddu,
31 gennaio 2011, 12:41
Quando una città meridionale vince per la prima volta lo scudetto.
Gigi Riva - gentile concessione www.gigiriva.it
Gigi Riva - gentile concessione www.gigiriva.it

Un cagliaritano d'adozione: Gigi Riva

Amatissimo da chiunque segua con passione il calcio per la sua fede al Cagliari, che lo ha reso una bandiera della squadra rossoblu, e per la sua serietà che lo rende ancora oggi un esempio per i giovani, è “Rombo di tuono”.
Soprannominato così da Gianni Brera, Gigi Riva troneggia nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi del Cagliari relativa al campionato, con le sue 164 reti segnate. Ed è viva la sensazione che nel calcio di oggi, meno legato alle marcature a uomo, avrebbe potuto fare molto di più; e senza considerare i seri infortuni che l' hanno costretto a bloccarsi proprio all'apice della sua carriera.
E nel 1973 diventa il miglior marcatore dell'Italia con 35 reti; ancora oggi è la leggenda azzurra, nessuno ha segnato tanti gol quanto lui con la maglia della nazionale.
Ha racchiuso in sé il mix ideale che dovrebbe caratterizzare ogni capocannoniere: la forza, la tecnica, la velocità ed il carattere.

Gigi Riva nasce il 7 novembre 1944. Inizia a giocare nel Laveno Mombello F.C. nei campionati 1960-61 e 1961-62, per poi passare al Legnano in serie C.
Dal Legnano passa poi presto al Cagliari e con la maglia rossoblu gioca 13 campionati consecutivi, approdando nella massima serie nel 1964.
Inizialmente, ha molti dubbi: è un ragazzo timido ed introverso e trovarsi lontano da casa non lo aiuta di certo; ma ben presto capisce che la Sardegna sarà la sua terra adottiva e si innamorerà si essa, arrivando a rifiutare le offerte di squadre prestigiose pur di rimanere nella squadra sarda. Questo comporterà la non vittoria di campionati e trofei che sicuramente avrebbe ottenuto con Milan e Juve (hanno fatto parecchie offerte per averlo nella loro rosa).
Importantissimo è anche il suo apporto alla maglia azzurra: i successi più importanti con la Nazionale sono il titolo Europeo del 1968 ed il secondo posto ai mondiali in Messico nel 1970.
Nel periodo che va dal 1967 al 1970 vince tre titoli di capocannoniere della serie A, arriva secondo in un campionato, vince lo scudetto con il Cagliari ed ottiene il secondo posto nella classifica del Pallone d' Oro (nel 1970), vinto quell'anno da Gianni Rivera.
Purtroppo, la sua carriera è segnata dall'infortunio in Nazionale riportato da nella partita Austria-Italia del 31 ottobre 1970, in cui il terzino Holf gli frattura tibia e perone.
La sua carriera termina nel 1976, sempre a causa di un infortunio.

Nel 1986-87, dirige il Cagliari come Presidente e, poi, nei primi anni '90 entra nello staff azzurro dove ha prima svolto il ruolo di dirigente accompagnatore, e dopo quello di team-manager (carica che ricoprirà con un contratto valido fino al 2014).

Il 9 febbraio 2005, la maglia numero 11 (quella da lui indossata quando giocava con i rossoblu) è stata ritirata dalla società Cagliari Calcio prima della partita che l' Italia ha disputato con la Russia a Cagliari (consegnata da Rocco Sabato, l' ultimo giocatore ad indossarla) con una cerimonia alla quale hanno partecipato molti giocatori che hanno conquistato lo scudetto con il Cagliari nel 1970.
Lo stesso giorno, presso l' aula consiliare del Comune, il sindaco Emilio Floris gli ha concesso la cittadinanza onoraria.
In suo onore nel capoluogo è stata aperta una scuola calcio che porta il suo nome.

Tra le persone che più sono state vicine a Gigi Riva ci sono sicuramente l'allenatore Manlio Scopigno e Andrea Arrica, a quei tempi dirigente della società e artefice anche del suo trasferimento nella squadra rossoblu.
Scomparso recentemente, è considerato da Riva come una fratello maggiore: “Non mi ha mai fatto sentire solo nonostante fossi arrivato qui giovanissimo – ha affermato l'ex giocatore ricordando l'amico – ho perso una persona molto importante, un familiare caro. E' la prima mano che ho stretto quando sono arrivato a Cagliari e lui mi ha preso sotto la sua ala. A casa sua ho festeggiato lo scudetto. I momenti in cui mi è stato più vicino sono stati quelli degli infortuni. Grande carattere, grande uomo”.