La storia dei mercati cittadini al dettaglio si perde nel tempo, nell'intrecciarsi delle esigenze del contado, le cui derrate alimentari rifornivano costantemente Cagliari, e gli interessi della Pubblica Amministrazione, spinta dalla necessità di potenziare l'economia locale ed imporre un ordine a ciò che cresceva confuso e sporco, sottomesso unicamente alla volontà di una domanda e di un'offerta indisciplinate. Solo sommariamente se ne possono richiamare qui i tratti, delineando un iter che, partendo dalla zona attigua all'attuale Piazza Yenne, rotola giù fino quasi l'imbocco del nostro Largo Carlo Felice.
C'è stato un tempo, verso la fine del XIX secolo, in cui questi due rinomati luoghi della vita pubblica cagliaritana possedevano altri nomi, ma già esprimevano una forte vocazione commerciale. È proprio tra quelle che allora erano conosciute come Piazza San Carlo e via dei Cereali, addossato alle mura della Marina, che si espandeva un caotico bazar, fulcro di quello che di lì a pochi anni sarebbe stato il primo mercato di una Cagliari profondamente squassata da stravolgimenti urbanistici. Si demoliscono il Bastione S. Francesco, la Porta Stampace e la caserma ricavata dall'ex convento di S. Agostino, con le relative mura, e Cagliari si appresta a divenire una città mercantile, abbandonando le sue funzioni militari e burocratiche, di cui rimangono, per chi le sappia cercare, solo vestigia inglobate nelle successive costruzioni.
La nuova disposizione urbanistica creò lo spazio per la costruzione di un mercato al coperto che, però, nel 1954 fu ceduto alla Banca Nazionale del Lavoro e alla Banca d'Italia, le quali vi edificarono le proprie sedi, dopo aver demolito buona parte delle costruzioni precedenti, all'epoca poco meno che sessantenni.
Contemporaneamente si aprì un nuovo capitolo per la storia dei mercati cittadini, forse meno folkloristico, ma più “pulito” e sicuramente ricco di vanto per la cittadinanza.