Reportage

Il travagliato percorso che, dal 1828 ad oggi, ha portato al riconoscimento della monumentalità del camposanto di Bonaria a Cagliari.
Cimitero di Bonaria
Cimitero di Bonaria

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Una passeggiata attraverso pagine di arte e storia civica”. Così sulle pagine dell’Almanacco di Cagliari del 1992, Paolo de Magistris, uomo di cultura e sindaco della città, definiva l’esperienza della visita al Cimitero di Bonaria.

Ancora oggi, il camposanto Cagliaritano è un vero e proprio museo a cielo aperto di opere funerarie e la sua storia, caratterizzata da momenti di splendore e di più triste abbandono, racconta e segue parallelamente quella del capoluogo sardo.

La sua origine risale al maggio del 1827 quando anche Cagliari, al pari delle altre città regie, si adeguò alle disposizioni dell’editto di Saint Cloud.
In quell’occasione vennero prese in considerazione due possibili locazioni, quella di Tuvixeddu e quella di Bonaria, entrambe precedentemente occupate da necropoli romane, puniche e paleocristiane.
Il Decreto napoleonico dell’extra moenia stabiliva, infatti, che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali, solo con nome, cognome e date.
Per la città di Cagliari la scelta cadde sull’area collinare della basilica di Nostra Signora di Bonaria, allora nota come collina di Monreale o “Barcellonetta” perché posta sotto assedio dai catalano-aragonesi.
Il 29 Dicembre 1828 l’arcivescovo Navoni benedì la chiesa cimiteriale e, qualche giorno dopo, ebbe luogo la prima tumulazione.

Nel corso dei secoli il camposanto, originariamente progettato dal Capitano del Genio Militare Luigi Damiano con un impianto regolare quadripartito, ha subito numerosi cambiamenti, a partire proprio da quelli perimetrali.
L’area cimiteriale, infatti, si estendeva in origine in prossimità della Chiesa benedettina di Santa Maria de Portu (poi San Bardilio), e subì le prime variazioni già nel 1848.
Ad appena trent'anni dalla sua inaugurazione il cimitero risultava già insufficiente e si incaricò, perciò, l'architetto Gaetano Cima di progettare un primo ampliamento, al quale ne fecero seguito altri successivi che portarono l'area a raggiungere la cima del colle.
A partire da quell’anno il Comune diede il via ad un numeroso susseguirsi di acquisizioni ed ampliamenti, testimonianza dell’esigenza di un centro che si andava rapidamente popolando sino a raggiungere le dimensioni di una notevole città.