Quanto è importante investire per l'innovazione culturale a Cagliari, quali sono gli ambiti culturali in cui l'innovazione deve incidere per valorizzare il patrimonio, quali sono le difficoltà, gli obiettivi e le strategie delle istituzioni nei processi d'innovazione, nella reinvenzione e riorganizzazione dei luoghi della cultura e in fine quali progetti di innovazione futuri sono previsti per gli spazi culturali nel territorio? Chi meglio dell'Assessore alla cultura, Enrica Puggioni, poteva disegnare un quadro dettagliato di ciò che Cagliari, giorno dopo giorno, si presta a divenire tra cultura e innovazione.
"Bisogna cercare di capire come investire in cultura perchè questo possa avere un ritorno in termini di innovazione sociale e quindi di ricaduta positiva sul tessuto economico e sociale della città, quello che stiamo facendo è una riprogrammazione dell'intero tessuto urbano, una riscrittura della città, una città aperta, ricucita, policentrica e riprogrammata su base culturale, una città dove, grazie alla valorizzazione e all'attivazione di spazi della cultura, non più intesi in senso tradizionale come meri attrattori chiusi in se stessi ma spazi che sono attivatori di processi, si crea una geografia inedita di reti capaci di incentivare e promuovere lo sviluppo". Seguendo la lezione del modello anglosassone, investire in progetti d'arte pubblica sembra essere il percorso giusto per la ricomposizione di un tessuto sociale e delle strutture tradizionali, dove sono inesistenti per conflitti o per disgregazione diffusa.
“Ho un concetto di cultura non restrittivo ma trasversale ai diversi settori, per me la cultura oggi non è un ambito chiuso distinto, ma un filo trasversale ai diversi settori, tutti i progetti culturali hanno l'arduo compito di riconnettere i mondi della catena di valore, tradizionalmente separati”. Superare il modello di distretto culturale è la sfida, verso una realtà rinnovata che parla di ambiti territoriali intersettoriali capaci di integrare l'innovazione in tutti i settori specifici di una città. “Cosa si intende per innovazione? ci deve essere un'innovazione nel modo stesso di intendere i presidi culturali e di fare cultura sul territorio come se la cultura si riprendesse anche un compito, quasi etico di immaginazione e riconfigurazione di mondi possibili di nuovi modi di essere nello spazio, il concetto di innovazione è ben più ampio” l'innovazione va oltre quella esclusivamente tecnologica, può e deve essere anche sociale, ci può essere innovazione anche nel modo stesso di essere musei, portando avanti progetti di grande qualità artistica, che non servono solo ad aumentare il patrimonio ma incidono e smuovono dinamiche nel territorio, per disseminare, ricucire e creare nuove forme e relazioni, un esempio concreto e recente è proprio il riallestimento di tutta la parte dell'arte contemporanea a Palazzo di Città, dove all'ultimo piano si possono ora ammirare i primi due risultati delle esperienze di arte pubblica dei musei civici, “sono risultati importanti che hanno coinvolto artisti di grande livello come George Georgiou reduce dal Moma o la Vanessa Winship dal Prado, Marinella Senatore che è premio Maxi” l'esito davvero importante è che questi processi culturali hanno animato i territori di Is Mirrionis, San Michele e Sant'Elia producendo socialità e riqualifica, “quindi anche questa è innovazione”.
“Il compito principale delle istituzioni è la capacità di generare contesti fertili dove si possano successivamente insediare e radicare le più felici esperienze e attecchire linguaggi nuovi”. Un obiettivo che diventa al tempo stesso strategia è l'idea di fare rete e sistema “abbiamo aperto su diversi fronti progetti che sarebbero inconcepibili senza un dialogo e un accordo interistituzionale che parte dal presupposto di rinuncia a priori del concetto ormai anacronistico di singola titolarietà del bene”, su questa linea di pensiero la cittadella dei musei, inizialmente realtà sconnessa, cambia volto presentando un programma di riunificazione culturale di integrazione tra istituzioni che fanno cultura e si occupano di cultura, “attraverso un bando congiunto, un semplice protocollo d'intesa, quattro istituzioni pubbliche si mettono insieme per affidare i servizi, questo vuol dire allargamento del mercato del lavoro, vuol dire economia di scala, vuol dire sostenibilità , vuol dire coprogettazione con il privato fin dalle prime fasi di adozione delle scelte”. La reinvenzione degli spazi è molto importante anche per superare quella scissione, erede di un'epoca che non esiste più, tra contenuto e contenitore, le grandi opere devono essere supportate dai “sistemi di gestione, la parte della sostenibilità dell'efficienza, della contability, della qualità”. Per questo adesso “stiamo cercando di di dare affidamenti più lunghi dei centri cultuali, una procedura pioneristica, ma che coinvolga realmente il tessuto nella coprogettazione dei servizi, in un disegno integrato. Questo è più difficile e ambizioso però noi speriamo che possa dare i frutti”.
Le difficoltà che incontrano oggi le amministrazioni sono molteplici “il fatto che ci troviamo di fronte ad una crisi che ha visto una riduzione drastica delle risorse pubbliche, vuol dire un colpo quasi mortale ad un tessuto culturale che non era mai andato verso forme di imprenditorialità di autosufficienza, in questo momento la difficoltà delle istituzioni è quella di cercare di accompagnare questo tessuto verso forme di evoluzione che ne garantiscano la sostenibilità, la qualità e la dignità del lavoro intellettuale”, si cerca di stabilire rapporti di credibilità e fiducia tra istituzioni e pubblico ma per quest'ultimo è “difficile accettare che spesso i tempi dell'iter amministrativi non coincidono con i desiderata” per colpa di una burocrazia troppo lenta, sbagliata. Se organizzata bene “ la burocrazia è democrazia perché da una garanzia di pluralismo, apertura e pari opportunità per tutti”.
Le vere innovazioni partono sempre da “una revisione profonda dei progetti e del modo di abitare gli spazi, pensiamo alla nuova riconfigurazione del teatro massimo che ha avuto un importante riconoscimento o all'Exma dedicato a tutti i linguaggi della contemporaneità, all'ibridazione, non c'è un giorno in cui non ci sia qualche cosa di produttivo e di fecondo”. La cultura ripensata è dialogo “ Per i musei civici e per le biblioteche stiamo cercando di sperimentare innovazioni su diversi livelli”. Per i musei civici l'innovazione arriva alle forme di arte pubblica relazionale più profonde, partendo da una fase embrionale: come le sculture per i giardini pubblici con l'installazione dei “Dormienti” di Paladino, per evolvere verso “ulteriori possibilità che possano continuare a fare innovazione sociale e a innovare il ruolo dei musei sul territorio”.
Le iniziative sono tante dall'inaugurazione dei Grottoni, agli spazi della passeggiata coperta, “nei Grottoni sono previste innovazioni anche di tipo di didattiche di allestimento”. Innovazioni importanti ci sono state anche nell'ambito bibliotecario con il Biblobus, una grande innovazione intenzionata a crescere abbracciando anche l'innovazione più tecnologica: programmando “le uscite scientifiche” grazie alla collaborazione con il CRS4 a favore della divulgazione scientifica. In termini di sostenibilità e innovazione si sta ripensando anche tutto il prestito tramite bike con il “bike booking”.
“Parlare di innovazione vuol dire sopratutto parlare di una rete ormai consolidata, l'idea di una interconnessione tra mondi tradizionalmente separati, una filiera che si è ricomposta e sopratutto un'idea di policentrismo che corrisponda non solo a quello fisico urbanistico di progettazione ma anche quello di una polifonia di voci, ogni voce ogni centro esprimerà una particolare vocazione e potrà attivare dei processi a loro modo innovativi, in questo senso l'istituzione, alla fine di questo processo, potrà dire di aver generato il contesto”.