Reportage

L’ospedale psichiatrico di Cagliari. Storia e Testimonianze.
Decori del cancello progettato dall'ing. Palomba

Un progetto troppo ambizioso

Il compito di progettare il nuovo manicomio fu affidato all'ingegnere dell'Ufficio Tecnico Provinciale, il Cav. Stanislao Palomba, il quale ripropose la tipologia strutturale “a villaggio” dei nosocomi europei che aveva avuto modo di visitare in precedenza proprio con l'intento di acquisire sufficienti competenze in materia.

Progetto dell'ospedale psichiatrico di Cagliari realizzato dall'ing. Palomba. Comune di Cagliari, Archivio Storico, Biblioteca Studi SardiLa tipologia “a villaggio” si caratterizzava per la presenza di più padiglioni indipendenti e rispondeva all'esigenza di suddividerei pazienti in base alla patologia da cui erano affetti o, per lo meno, in base alle tre macro categorie di tranquilli, semiagitati detti anche epilettici o sudici e agitati in conformità con l'ideologia più diffusa tra gli alienisti del primo Novecento.

Il disegno iniziale prevedeva la realizzazione di 24 padiglioni che avrebbero accolto una media di 500 pazienti distribuiti in tre zone: le due laterali destinate ai degenti - a destra le donne e a sinistra gli uomini - e una centrale destinata ai “servizi cumulativi” quali la portineria, la cappella per il servizio religioso, la lavanderia, la cucina, il panificio e diversi alloggi ed uffici.

I fabbricati, circondati da ampi spazi verdi, occupavano solo un terzo della superficie disponibile: lo spazio rimanente era infatti riservato alla Colonia Agricola che era costituita da vigneti, mandorleti e orti ed ospitava persino numerosi animali da cortile. La Colonia rappresentava una fonte di auto sostentamento per il manicomio, produceva abbastanza da permettere che i suoi prodotti venissero venduti anche all’esterno e consentiva, inoltre, di proporre una terapia fondata sul lavoro ai malati meno gravi.

L'intera area era circondata da mura alte tre metri che avevano il compito di scoraggiare gli eventuali tentativi di fuga dei pazienti e di arginare l'invadenza dei curiosi. In cima al colle la villa preesistente opportunamente ristrutturata, Villa Clara appunto, fu adibita a dimora del direttore sanitario e della sua famiglia.

Dagli scritti dell'ingegnere emerge anche la sua estrema attenzione alla cura dei dettagli e la sua volontà di rendere la permanenza nella casa di cura meno dolorosa possibile per gli ammalati. Ispirandosi a questo principio Palomba progettò sia l'ingresso principale, un cancello in ferro piuttosto ricco, sia le decorazioni esterne e i padiglioni, molto semplici ma di vivo colore, con l’obbiettivo di dissimulare almeno in parte la difficile reclusione che i pazienti avrebbero dovuto affrontare.

Purtroppo il progetto iniziale si rivelò utopistico nel suo complesso: la mancanza di fondi comportò la riduzione dei padiglioni, dieci nel 1911, dei quali solo sei riservati ai pazienti.

Il problema del sovraffollamento non trovò mai soluzione ed il manicomio, ampliato anno dopo anno, arrivò a contenere anche 1700 degenti.