Reportage

L’ospedale psichiatrico di Cagliari. Storia e Testimonianze.
Villa Clara anni '70. Archivio fotografico della Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Cagliari-Oristano

Tema storicamente dibattuto quello dell'umana follia, interpretata e concepita in molte maniere nel corso dei secoli e tuttavia sempre designata in contrapposizione ai dettami della ragione. Ordine e disordine, assennatezza e delirio dimorano nell'animo umano complementari e inconciliabili al tempo stesso.

Una sola la risposta sociale a insensati, mentecatti, alienati o pazzerelli che dir si voglia: l'isolamento dalla comunità.

Svariate le forme di esclusione messe in atto a danno dei malcapitati che, se nella migliore delle ipotesi venivano semplicemente tenuti ben nascosti dai loro congiunti, sopraffatti da un senso di fastidio, timore, vergogna verso le loro stravaganze, nella peggiore venivano affidati a dei battellieri, mercanti o pellegrini, che li conducevano lontano dalla città d'origine dove, abbandonati, vivevano di carità ed elemosine.

Il più recente e più noto meccanismo dell'internamento si affermò partire dal XVII secolo riproponendo una barbara pratica sperimentata dai lebbrosi non più di qualche centinaio d'anni prima. E proprio gli ex lebbrosari, infatti, furono i primi stabili ad ospitare non solo i cosiddetti pazzi, ma anche i poveri, i vagabondi, gli atei, i libertini e più in generale tutti coloro i quali mostravano aspetti caratteriali o comportamentali da correggere che si scontravano con i costumi e le abitudini di quei tempi.

Infine, con il passare degli anni, alla follia fu riconosciuto lo status di malattia mentale e come tale fu affrontata: furono predisposte strutture più specifiche e sperimentate ogni genere di cure per salvare corpo e ragione di quei poveretti.

Inevitabilmente la stultifera navis, la nave dei folli, approdò anche a Cagliari dapprima presso i sotterranei del Sant'Antonio abate, luogo sudicio, mal sano e insufficiente ai bisogni, in seguito presso il San Giovanni di Dio e, infine, nel primo manicomio a tutti gli effetti della Sardegna: Villa Clara.

Oggi Villa Clara non esiste più, ma qualcosa di questa realtà fuori dall'ordinario è sopravvissuta: tra le righe dei sedicimila fascicoli che racchiudono le vite di altrettanti miserabili, tra le immagini-shock e le inchieste di straordinari reporter, tra le testimonianze del personale e dei pazienti ecco delinearsi l'anima dell'antico nosocomio.

Un particolare ringraziamento alla Soprintendenza per i Beni Architettonici il Paesaggio il patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Cagliari e Oristano, all'Archivio Storico - Biblioteca Studi Sardi del Comune di Cagliari e all'Archivio Storico dell'Unione Sarda per la gentile concessione di parte delle immagini che corredano il reportage.
Desidero ringraziare inoltre per l'estrema disponibilità riservatami Giorgio Pisano, cronista dell'Unione Sarda, Mauro Piludu, infermiere presso Villa Clara, la signora Rosa Maria Farris dell' Archivio fotografico della Sopraintendenza BAPPSAE e l'intero staff della Biblioteca Studi Sardi.