Reportage

Il documentario in Sardegna: un’Isola raccontata da oltre un secolo

Autore: Giulia Antinori,
5 luglio 2007, 12:21
La realtà sarda raccontata dai sardi. Questo è fare documentari in Sardegna.

Le origini e il periodo fascista

Le origini del documentario in Sardegna sono molto più antiche di quanto si possa pensare. I primi a raccontare l'Isola attraverso delle immagini in movimento sono stati addirittura i fratelli Lumière, gli inventori del cinema. Nel 1899 infatti, in occasione della visita dei Reali a Sassari, avevano inviato in Sardegna alcuni loro operatori per realizzare una cosiddetta "cineattualità" dal titolo "Voyage du Roi Humbert Ier en Sardigne". In pochi minuti di immagini il pubblico poteva vedere il sovrano Umberto I e la regina Margherita in visita a una miniera, l'inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele a Sassari e la cavalcata storia in costume nella stessa città. Un filmato di straordinaria importanza nella storia della documentaristica nell'Isola che è stato restaurato dalla Lumière nel 1995, in occasione del centenario del cinema, e dato poi in copia alla Cineteca sarda. Oltre a essere l'unica testimonianza filmata della Sardegna di fine '800, il documentario sembra aver anche codificato lo schema di lavoro che sarà poi utilizzato da gran parte dei cineasti fino agli anni '70.

Un esordio col botto per la documentaristica isolana che vedrà poi un periodo di quasi totale silenzio sino agli anni '20. Nei primi anni del Novecento infatti, l'Isola apparirà solamente in documentari, ormai perduti, come "La Sardegna: usi e costumi", "Visita a una miniera d'argento", "Piccoli mestieri del mare" e "Briganti in Sardegna". I rari film del periodo, girati o solo ambientati in terra sarda, come "Cainà" di Gennaro Righelli, "La Grazia" di Aldo De Benedetti o "Cenere" di Febo Mari, unico film con Eleonora Duse, sono tutti direttamente o indirettamente ispirati alla scrittrice di Nuoro, premio Nobel per la letteratura nel 1926, Grazia Deledda, vissuta a cavallo tra '800 e '900, che ha dato un'immagine della Sardegna fatta di faide, bardane, banditi, esotismo e folklore. La rappresentazione della Sardegna come terra antica e mitica è affidata a film come "Nei paesi dell'orbace" del 1931.

Il documentario vero e proprio nascerà intorno al 1924, con l'avvento del Fascismo. Elementi costitutivi dell'attività saranno, sino a circa metà del secolo, quelli codificati appunto dalla "cineattualità" dei Lumière: l'interesse per il lavoro dei governanti, per le opere pubbliche e, spesso in contrasto, quello per le tradizioni popolari.

Durante gli anni del regime fascista si moltiplicarono nell'Isola le visite di reali e le inaugurazioni di nuovi progetti, come grandi bonifiche agrarie e fondazioni di nuove città, e a testimoniarlo saranno i "documentaristi" dell'epoca, con opere come "Mussolina" (1932) e "Carbonia" (1941). È proprio in quegli anni che nasce anche l'Istituto Luce, con sede a Roma. Potente strumento di propaganda del regime, ha partecipato alla produzione e diffusione di film e documentari destinati alle sale cinematografiche ed è oggi uno dei più vasti archivi storici cinematografici, tra l'altro uno dei pochissimi al mondo a mettere gratuitamente a disposizione di tutti il suo patrimonio di filmati, anche attraverso Internet.