Un ambiente caldo ed accogliente è quello che si trova oltrepassando la soglia dell'ufficio del Console Onorario della Repubblica delle Filippine, Danilo Cannas.
“Sabato scorso è venuta a trovarmi una donna che chiedeva l'aiutassi in tempi rapidi per il rinnovo del passaporto- mi ha raccontato il Console- cosa peraltro non semplice il sabato mattina, dato che molti uffici sono chiusi. Vista però l'insistenza, mi sono domandato quale fosse il motivo di tanta urgenza: <<lunedì parto per le Filippine, non vedo mio marito da tre anni; ma voglio darle anche un'altra ragione: quando sono partita mio figlio aveva due anni, e ora ne ha cinque>>”.
Il Console, la moglie e le loro figlie sono quotidianamente impegnati, ormai da ben sette anni, nel fornire supporto ed assistenza ai cittadini filippini che, specialmente con riferimento ai nuovi arrivati, hanno bisogno di costante aiuto per l’apprendimento della lingua, strumento necessario per poter iniziare il lento e costante processo di integrazione nella Comunità Sarda. La moglie del Console, la Dott.ssa Elisabetta Malloci, è attivamente impegnata nella costante organizzazione di attività utili alla crescita dei giovani filippini e, in particolare, nel fornire loro gli strumenti didattici necessari per garantire il massimo rendimento nelle attività scolastiche e di studio.
Le comunità filippine che vivono in Sardegna sono molto numerose: attualmente sono circa 1800 i residenti, e l'85% di questi si trovano a Cagliari. Nonostante i grandi numeri, la cultura filippina non è molto conosciuta da noi sardi, benché in comune ci sia tanto, a cominciare dal fatto che in quanto popolazione posseggano un legame molto forte, che sono per la maggior parte cattolici, estremamente sereni e pacifici (i casi di criminalità sono quasi pari a zero), ed estremamente attaccati alla famiglia; quando sono costretti a separarsi per cercare fortuna, combattono sempre per il loro ricongiungimento, per il quale le madri lottano instancabilmente.
Ognuno di noi può considerarsi lo straniero di qualcuno: la migrazione è un fenomeno inarrestabile che riguarda il mondo intero e al quale dovrebbero essere spalancate le porte, un'opportunità di arricchimento che ogni Paese sfrutta ma che pochi accolgono come fenomeno naturale e benefico. La diversità stimola curiosità e sapere, i quali conducono inevitabilmente alla ricchezza, materiale ma soprattutto umana; la diversità non porta via niente, ma dà sempre qualcosa. Il nostro amato mare contraddistingue noi sardi e noi cagliaritani, ma spesso gli si guarda con occhi sbagliati: esso non è il nostro margine ma la nostra riva, la nostra forza, lo scrigno che custodisce le chiavi dell'isola consentendo l'arrivo degli amici e dei fratelli, ma che ha anche scacciato per secoli numerosi nemici. Noi cagliaritani, così come il nostro mare, siamo sempre stati pronti ad accogliere le nuove culture quali risorse irrinunciabili.
Elmer Orillo è un filippino che vive a Cagliari con la moglie e che presta la sua attività di volontariato presso il Consolato, dove la sua presenza si rende indispensabile in funzione di mediazione linguistica nel momento in cui giungono presso il Consolato filippini che comunicano con uno dei tanti dialetti parlati nell’arcipelago filippino, avendo una scarsa conoscenza dell'inglese. “Quando giungo sul portone alzo gli occhi e guardo quella bandiera inalberata sul balcone: uno squarcio di patria che mi dà il buongiorno - mi dice Elmer- Amo guardare i vostri vecchi che passeggiano, sono così longevi: da noi lavoriamo così tanto che non ci resta il tempo di vivere, ma Cagliari è diversa, uscire di casa e fare una passeggiata, anche verso il proprio lavoro, significa prendere boccate di salute ad ogni passo, anche in pieno centro”.
In foto, il modellino di un caratteristico mezzo di trasporto pubblico filippino, il jeepney, che Elmer tiene orgogliosamente sulla sua scrivania.
“Noi amiamo stare qui, amiamo la gente, il clima, i paesaggi, la cultura mediterranea, è incredibile quanto sia veloce internet, riesco a fare dieci volte quello che facevo nel mio Paese- ride- ... Però amiamo anche la nostra cultura, e l'unico tramite attraverso il quale possiamo promuoverla e conservarla sono i nostri figli: spesso organizziamo feste e balli in pieno 'stile filippino', o corsi di lingua, perché il nostro desiderio più grande è che i nostri figli amino la cultura dei loro genitori, non vogliamo che essa sia dimenticata. E' vero che i nostri ragazzi sono sardi, ma non è giusto dimenticare le proprie origini. Vogliamo che siano curiosi, dei veri figli del multiculturalismo. A Cagliari siamo circa 1800 e stiamo spesso tutti insieme, soprattutto la domenica: organizziamo partite di basket a Terramaini, o feste, che sono sempre tantissime visti tutti i compleanni, lauree, battesimi, matrimoni che abbiamo da celebrare. Non nego che a volte sia dura, l'affitto è spesso molto caro, però non mi mancano le Filippine, io e mia moglie siamo felicissimi qui. La Sardegna è diventata la nostra seconda patria e voi sardi i nostri fratelli; chi va via, sogna sempre di far ritorno, prima o poi.
“La prossima volta che incontrerete un cittadino Filippino- ha aggiunto il Console- pensate all’enorme sacrificio che queste persone hanno fatto nell’abbandonare il loro paese di origine, dall’altra parte della terra, per trovare lavoro, stabilità e solidarietà nella nostra amata Sardegna. Se proverete a sorridere vi ricambieranno e, guardando nei loro occhi, potrete vedere lo sguardo impaurito che avevano i nostri bisnonni ed i nostri nonni quando, emigrati ed arrivati in terra straniera, non avevano altro strumento per farsi apprezzare se non l’ingegno, la serietà e la concretezza che, da sempre, caratterizzano noi sardi”.