Reportage

Pirri e Santa Maria Chiara: tra storia, tradizione e innovazione

Autore: Valentina Ambu,
11 aprile 2014, 10:38
Un passato da paese e un presente da Municipalità del capoluogo, che cerca di salvaguardare la propria antica identità.
Festa di Santa Maria Chiara - foto gentilmente concessa da www.sanpietroapostolopirri.it
Festa di Santa Maria Chiara - foto gentilmente concessa da www.sanpietroapostolopirri.it

Dalle origini alla grande festa in onore di Santa Maria Chiara, tra devozione e divertimento

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Il culto per la Beata Vergine Santa Maria Chiara fu introdotto dai monaci cistercensi di Chiaravalle nei primi anni del Duecento e si sviluppò attorno al colle di Monte Claro, alle cui pendici sorgeva un monastero e dalla cui denominazione deriva il nome col quale la Vergine Maria viene venerata a Pirri. Il monastero, situato tra Cagliari e Pirri, sarebbe stato distrutto dai Saraceni e nello stesso sito sorse poi un romitorio, custodito da un eremita, che ospitava celebrazioni solo in occasione della festa.

La chiesetta campestre di Santa Maria Chiara fu definitivamente abbandonata in seguito a una rissa scoppiata tra cagliaritani e pirresi, durante lo svolgimento dei festeggiamenti annuali, che la profanò. A seguito della zuffa, la cui datazione non è certa, avvenne la traslazione del simulacro in legno dipinto, che raffigura la Madonna col Bambino, dalla zona di Monte Claro alla chiesa di San Pietro Apostolo a Pirri. La leggenda narra che dopo una lunga diatriba tra Cagliari e Pirri per il possesso del simulacro, la statua fu posta su un carro trainato da due buoi, uno di Pirri e uno di Cagliari, e che gli animali si diressero spontaneamente verso il centro abitato pirrese.

In passato le celebrazioni in onore di Santa Maria Chiara si svolgevano in due periodi dell'anno, la prima domenica di Quaresima e il martedì dopo Pasqua. La festa maggiore, quella nel periodo pasquale, era un appuntamento irrinunciabile e un'occasione di incontro e di sfoggio degli abiti migliori per i pirresi, ma anche per tutte le numerose persone che accorrevano in paese da Cagliari e dai villaggi vicini. Era una festa coinvolgente, che superava i confini di Pirri, organizzata da un'obreria, composta solo da uomini sposati, e da una zeraccheria, costituita invece da uomini celibi e scomparsa agli inizi del Novecento. Nei giorni precedenti la festa, gli organizzatori percorrevano le vie del paese a suon di tamburo per la raccolta di offerte in denaro. Le donne non erano ammesse negli organi organizzativi, ma prestavano la loro opera in attività di supporto e soprattutto provvedevano alla vestizione del simulacro della Madonna.

Il martedì dopo Pasqua avevano luogo la processione, preceduta da gioghi di buoi bardati con vari ornamenti, e la corsa di cavalli e puledri. Durante la gara, i cavalli e i giovani fantini raggiungevano una meta lontana, che fino al 1875 era rappresentata dalla chiesa di San Lucifero a Cagliari, e tornavano a Pirri. I cavalieri si contendevano il premio, il cosiddetto “su pannu”, una stoffa di broccato a fil d'oro. La sera paesani e forestieri si riunivano in piazza Sa Gruxi Santa (poi diventata piazza Italia), dove erano presenti le bancarelle di prodotti tipici sardi, mentre sul palco si alternavano i poeti dialettali. La festa della patrona era anche l'occasione di esibizioni di ballo sardo che, accompagnato dal suono delle launeddas, coinvolgeva bambini, giovani ed anziani. Il momento delle danze, che destava sempre curiosità e ammirazione, era una delle occasioni più favorevoli per stringere dei rapporti di simpatia e d'amore.

La grande festa attirò l'attenzione anche degli esponenti della Casa Savoia. Carlo Emanuele IV, esule in Sardegna, il 26 marzo 1799 visitò con la sua corte il villaggio, in occasione dei festeggiamenti in onore di Santa Maria Chiara, per vedere le corse dei cavalli. Era la prima volta che i Savoia visitavano Pirri, ma non sarebbe stata l'ultima. Nel 1829, l'allora principe ereditario Carlo Alberto, durante un suo viaggio in Sardegna, il pomeriggio del 21 aprile, con alcuni nobili e gentiluomini, si recò a Pirri per assistere alla festa. Ospite della famiglia Marini, si affacciò dalla terrazza della casa posta all'angolo tra piazza Italia e via Enrico Toti, per salutare la folla entusiasta. Il principe assistette alla corsa dei cavalli e scese in piazza per osservare da vicino i balli, in particolare “su ballu tundu”, che i ballerini pirresi eseguivano con grande maestria.