La Chiesa di S. Sepolcro, situata nel cuore del quartiere di Marina, ha una storia affascinante, antica, che inizia con tutta probabilità nel XIV secolo e si lega secondo alcuni studiosi alla figura dei Cavalieri Templari. Di certo c'è che questo luogo già dal XIV secolo svolse la funzione di culto e dopo i Templari fu occupata dalla Confraternita del SS. Crocifisso, chiamata anche dell'Orazione o della Buona Morte. Quest'ordine religioso, istituito nel 1564, si occupava soprattutto di dare degna sepoltura agli emarginati.
Nel 1992, in occasione dei lavori di ristrutturazione della Chiesa, furono effettuati dei controlli accurati sul sottosuolo per risolvere un problema di umidità. Fu così che venne individuato un grande vano ricolmo di terra misto a ossa umane. E' noto infatti che prima dell'editto napoleonico di Saint Cloud del 1805 i corpi venissero seppelliti all'interno delle mura cittadine e dunque quelle ossa potrebbero essere i resti del vecchio cimitero del quartiere.
Con molta probabilità furono gli stessi confratelli del SS. Crocifisso ad occuparsi di quelle sepolture e pare che avessero addirittura fatto pervenire della terra santa dalle catacombe romane affinché i defunti potessero unirsi ai santi martiri per l'eternità.
Non è chiaro se quella cripta sia legata a uno o due cimiteri, ma di certo racconta un passato di solitudine e di emarginazione; racconta il gesto caritatevole di alcune persone, la loro premura nell’assicurare una tomba a poveri e sventurati uniti nella morte dallo stesso destino di miseria.
La cornice di questa storia è appunto la cripta funeraria: un vano in tre stanze al quale si accede attraverso una breve scalinata subito appena varcato l'ingresso della Chiesa. Gli spazi sono stati probabilmente ricavati nella roccia e la seopoltura avveniva tramite cumuli di terra stratificata.
Il vano principale è interamente dipinto di nero, con la tecnica della tempera a carbone, come se le pareti fossero rivestite da funesti tendaggi. Sulla volta a botte è raffigurata la morte, rappresentata in abito regale, che nella mano destra tiene una falce con su scritto Nemini parco (lugubre monito che significa “non risparmio nessuno”) e nell’altra una clessidra, simbolo del tempo che scorre.
A distanza di vent’anni Mauro Dadea, archeologo, ha voluto raccontarci il 17 gennaio del 1992, (video su youtube) giorno in cui ha scoperto quasi per caso quello che lui stesso definisce “il maggiore esempio di architettura funeraria barocca dell’intera Sardegna”.
Passando per un pertugio, Dadea si ritrovò letteralmente a strisciare su un letto di migliaia di ossa umane, che ancora oggi vengono assegnate agli studenti come tesi di laurea, così da ricostruirne la storia. Sono proprio quegli scheletri a raccontare chi fossero le persone sepolte là dentro e di quali particolari patologie soffrissero; possono dire se in passato hanno percorso a lungo terreni sconnessi, come succede ai vagabondi, se in vita hanno svolto un’ intensa attività fisica o se non l’hanno svolta affatto.
La Cripta di S.Sepolcro è aperta al pubblico tutti i giorni:
dalle10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 17.30
Recentemente nello stesso quartiere di Marina è stata rinvenuta un vano sotterraneo sotto le rovine della Chiesa di Santa Lucia (l’archeologa Stefania Dore è alla guida dei lavori), che ha attirato lo sguardo di curiosi e che presto avrà una sua storia e una sua memoria, proprio come le cavità che popolano il cuore della città.