Reportage

Quattro firme del giornalismo sardo parlano del futuro dell’Informazione.

Cercasi giornalismo d'inchiesta

Eccoci dunque al nuovo Fast food dell’informazione, notizie in abbondanza, leggere e poco nutrienti. “ In Italia non si fanno quasi più inchieste. –osserva Peretti- Nelle pagine politiche, ad esempio, dominano le dichiarazioni degli eletti ma non credo che i lettori siano così appassionati a quello che dicono i segretari di partito. Sono cose che vanno offerte, ma anche documentate, spiegate con più distacco dalle fonti e più servizio di comprensione per i cittadini. Questo oggi manca abbastanza.”
Altrettanto amara la riflessione di Gianni Filippini: “Si sta perdendo l'esigenza di quello che viene detto il giornalismo da marciapiede, cioè andare a cercare le notizie, verificare, sentire, intervistare, trovare i protagonisti. E’ un fenomeno di cui in generale soffre l'informazione”
Decisamente scettico Giacomo Mameli “Gli inviati sono sempre di meno e anche le inchieste . Ci saranno le eccezioni, come quelle di Goffredo Fofi, l’Asino, lo Straniero ma conteranno solo i grandi format televisivi e i giornali superficiali che si troveranno in edicola, oppure l’informazione in internet, quella mordi e fuggi”.

Si allontana dalla percezione dei colleghi invece Birocchi, dal quale arriva una nota di speranza per i lettori golosi di dettagli “Ormai con dirette televisive e internet anche i Paesi più lontani ce li abbiamo in casa, però l’inchiesta è un genere destinato a resistere pur cambiando nei modi,nei toni, nello stile, D’altra parte l’affermazione che il giornalismo d’inchiesta rischia di sparire la sento continuamente ripetere da quando ho iniziato a fare il giornalista, nei primi anni 70.”