Reportage

La danza delle cifre: sappiamo chi e come siamo?

Autore: Marta Nonnis,
7 ottobre 2010, 12:39
Fotografia della società italiana con focus su Cagliari e sulla Sardegna, sviluppata dagli atti del convegno nazionale di statistica svoltosi nel capoluogo sardo.
Famiglia
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…e quanto pensiamo di esserlo?

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I cittadini hanno una percezione distorta dei dati economici.

Pil, inflazione, tasso di disoccupazione: chi realmente è costantemente aggiornato o conosce il numero percentuale esatto di ciascuno di questi dati economici? A quanto pare solo in pochi.
E' quanto emerso da tre indagini condotte dall'ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica), nel 2007, 2009 e 2010. Basti pensare che nel 2009 il 78% degli intervistati dichiarava di essere del tutto ignaro del Pil dell'anno corrente, che ha registrato la caduta peggiore dal Dopoguerra. Idem per le imprese che sovrastimavano, al pari dei consumatori, il tasso di disoccupazione del 2010.

Chi sono i più informati? Sicuramente non i tv-dipendenti. Promossi invece i navigatori del web, le persone più anziane e chi è più istruito. Le donne sono meno informate rispetto agli uomini. Il filo conduttore che lega cittadini e imprese è la tendenza a gonfiare i dati. Se fossero gli italiani a dover pubblicare le cifre dei principali indicatori macroeconomici, questi risulterebbero oltre il doppio dei dati ufficiali.
Come dire: i numeri non ci rappresentano, ci sentiamo molto più poveri di quanto realmente siamo. Un esempio? Nel 2009 coloro che si sono dichiarati “disoccupati” (coloro che non hanno lavorato neanche un'ora retribuita nel periodo di riferimento), sono stati il doppio di quelli rilevati.
Come è possibile? Una spiegazione risiede nella caratteristica intrinseca alla statistica: l'eterogeneità dei dati aggregati. Il singolo consumatore o imprenditore, specie se di piccole-medie imprese, spesso si affida a percezioni soggettive per decidere, e trascura o sottovaluta i dati che non lo riguardano personalmente.

Una soluzione potrebbe giungere dalla stessa statistica con un maggior intervento di divulgazione dei dati sul territorio, una loro personalizzazione accompagnata anche, se necessario, da una “traduzione” più concreta dei numeri in significati e possibili strategie di azione per il cittadino. Verso una statistica “per” la popolazione, come è stata definitiva, in modo lungimirante, dal presidente stesso dell'Istat, Enrico Giovannini.