L’invenzione sociale denominata Banca del Tempo è nata dall’intelligenza creatrice di più gruppi di donne. Seguendo le esperienze già esistenti all’estero (Inghilterra, Francia, Germania e Canada) giungono in Italia per la prima volta nel 1992 a Parma per un iniziativa del sindacato pensionati della UIL. La banca che, però, ha fatto da battistrada per tutte le altre oggi esistenti è stata inventata nel 1995 su proposta del Comitato Pari Opportunità del Comune di Sant’Arcangelo di Romagna, con a capo un sindaco donna. Alla fine del 1995 le esperienze attive furono cinque, nel ’96 una settantina, mentre a tutt’oggi le realtà attive o in corso di progettazione-sperimentazione sono oltre 220. Numeri crescenti che confermano l’originalità dell’iniziativa oltre che il consenso che ha portato ad un successo enorme.
Le donne sono l’attore sociale di riferimento di queste associazioni innovative. Infatti le banche sono nate e nascono tuttora di continuo per migliorare la qualità della vita in primo luogo delle donne alle prese con il problema, spesso difficile da risolvere, della mancanza del tempo o dell’inconciliabilità di impegni diversi.
La scelta di adottare un approccio così rivoluzionario è strettamente legata all’impegno delle donne per fare della rivalutazione del lavoro di cura, prestato gratuitamente nell’ ambito familiare e spesso poco riconosciuto, un importante leva di cambiamento. Una rivoluzione vera e propria soprattutto sul piano culturale, rispetto ad un’ organizzazione sociale in cui si tende a dar per scontato che siano le donne a farsi carico di conciliare gli orari del lavoro retribuito con il lavoro senza orari in casa, sacrificando il tempo per sé stesse.
L’idea che sta alla base di una Banca del Tempo è quella, inoltre, di contribuire al superamento delle condizioni di isolamento tristemente diffuse ai giorni nostri in una società che non fa che correre oltre ad attenuare, se non eliminare, i sentimenti di emarginazione sociale e culturale.