Sin dai tempi antichi Cagliari fu una città povera di teatri, non avendo una vera e propria tradizione in tal senso.
Se si considera il circondario, il primo teatro fu quello di Nora, che è un esempio di tipico teatro all’aperto del periodo romano, anche se non molto vasto, mentre l’anfiteatro romano di Cagliari, di età posteriore (II secolo dopo Cristo) venne utilizzato solo in un secondo tempo come teatro vero e proprio.
Anche durante il dominio spagnolo Cagliari fu povera sotto questo punto di vista.
Solo sotto la dominazione dei Savoia arrivarono i veri teatri: tra il 1700 ed il 1774 venne costruito il Civico in Castello, noto con il nome di teatro Regio o Las Plasas, primo teatro cittadino.
Nel 1859 venne inaugurato il teatro Cerruti nel V.le Regina Margherita, riattato nel 1897 su progetto dell’Ing. Costa ed inaugurato con il nome di Politeama.
Nell’autunno del’42, un incendio, le cui cause non furono accertate con precisione, distrusse il Politeama Regina Margherita. Poco meno di un anno più tardi, quando la città aveva sofferto per le frequenti incursioni aeree e la maggior parte dei cagliaritani si trovava disseminata nei più lontani paesi dell’interno dell’isola, le bombe rasero al suolo il grandioso teatro Civico, che aveva ospitato nei suoi pregiati palchi il fiore della nobiltà della Cagliari del 1700.
Perciò Cagliari rimase, per alcuni anni, senza un teatro di adeguato livello.
Essendo nel dopoguerra fortemente sentita la necessità di ricostruire la città, si diede inizio alla edificazione di vasti cineteatri, decorosi e modernamente attrezzati.
La storia del Cine Teatro Massimo
Tra il 1944 ed il 1947 si realizzò perciò il teatro Massimo, che ospitò, fino al momento in cui fu devastato da un incendio, numerosi spettacoli cinematografici e stagioni di prosa e balletto.
Il progetto fu predisposto da due giovani architetti cagliaritani, Oddone Devoto ed Emilio Stefano Garau e prevedeva la nascita del “Massimo” dalle mura di un vecchio mulino a vapore di proprietà degli imprenditori Merello.
Infatti quando nel 1947 gli eredi Merello misero in vendita la SEM (Società Esercizio Mulini), Baciccia Merello, insieme all’impresario Ivo Mazzei (nome noto in città nel campo teatrale), decise di realizzare per la città un nuovo e grandioso Teatro.
Il progetto originario non si limitava alla ristrutturazione e trasformazione del Mulino a teatro, ma prevedeva, occupando una superficie complessiva di 7500 mq, anche la realizzazione di un cine-teatro all’aperto, immerso nel verde, in quella parte dell’isolato “Su Brughixeddu” che accoglieva la semoleria e gli stabilimenti dei Merello. Quindi da una parte il Teatro si estendeva su una superficie di circa 3.000 mq., dall’altra il Cinegiardino occupava una superficie di circa 4.500 mq. ed entrambi prevedevano l’accesso principale da Viale Trento.
Il Cinegiardino fu costruito prima del grande teatro, in soli tre mesi, con l’utilizzo di 326 operai ed una struttura in calcestruzzo armato ed acciaio. Aveva un’ariosa platea capace di ospitare 2.500 posti, contornata da palme, pini, querce, ficus, magnolie, oleandri e da un’infinità di vaschette floreali. Il tutto allestito in modo da consentire, non solo spettacoli cinematografici ma anche e soprattutto gli spettacoli lirici.
Il “Massimo” fu costruito a tempo di record e le prime rappresentazioni furono subito un successo. Consentì ad una città ancora provinciale di apprezzare i grandi della lirica, come Maria Callas, Beniamino Gigli, Tito Schipa, o i grandi interpreti del teatro come Gassman ed Eduardo De Filippo. Il teatro fu anche utilizzato come cinematografo, dove vi furono proiettati anche kolossal come "Ben Hur" e i "Dieci Comandamenti". Il successo fu tale che si narra che per un film di Macario, vennero venduti diecimila biglietti e la fila degli spettatori per assistere allo spettacolo partisse dalla Piazza Yenne.
Sicuramente durante il secolo passato era il luogo di ritrovo più comune dei cagliaritani; era la testimonianza di un’intensa vita culturale che animava i vari strati sociali e, a causa degli scarsi interessi, l’unica evasione dalla vita quotidiana.
Il prospetto principale del Teatro sul Viale Trento si articola su tre livelli e vi si aprono, con ritmo cadenzato, trentatré finestre di varie dimensioni. All’interno si può ancora intravedere la presenza del Foyer, un’unica grande sala con balconata (fotogramma n.1) con capienza di circa 1.500 spettatori (fotogramma n.2). Il palcoscenico era al tempo uno dei più grandi d’Italia con i suoi 250 mq circa ed era dotato di un enorme sipario (fotogramma n.3) di velluto scarlatto. Lungo i corridoi, che conducevano al bar dove il pubblico si ritrovava durante l’intervallo dello spettacolo, si potevano ammirare locandine e foto autografate dai divi del periodo contenute nelle vetrine sormontate da maschere della tragedia greca. In un camerino emerge, tra i vari “depositi” dei piccioni, la foto con autografo di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu nel loro Don Quixote.
Insomma il “Massimo” era entrato nel cuore dei cittadini in modo dirompente proiettando Cagliari a livello delle città italiane più note per i loro teatri.
Gli spettacoli continuarono sino agli anni settanta, poi, a causa della volontà dei Merello di demolire il Teatro per dar vita ad un nuovo intervento edilizio, ci fu una lunga pausa. Nel Marzo del 1981 riaprì i battenti per la rappresentazione di una commedia, ma fu una riapertura parziale con l’impossibilità di utilizzare il palcoscenico per gli spettacoli più complessi.
Il Massimo continuò così la sua attività fino al rovinoso incendio, che ha segnato la fine del teatro; infatti nonostante i danni non furono ingenti e che l’aspetto e le caratteristiche del teatro non furono cancellate, negli anni a seguire non fu fatta alcuna azione per recuperarlo o riutilizzarlo.
Da allora ancora una volta Cagliari rimase senza un vero teatro, costretta quindi ad utilizzare immobili non idonei, quali il cinema Alfieri, per rappresentazioni teatrali, o l’auditorium di Via Baccaredda per rappresentazioni liriche o di musiche sinfoniche.
Solo nel 1990 venne finalmente inaugurato il teatro comunale di Via Santa Alenixedda, che tuttora permette di apprezzare grandi nomi della lirica, mentre non si ha ancora una sede consona per le stagioni della prosa.