Reportage

La Festa di Sant'Efisio: tra fede e folklore

Autore: Francesca Palmas,
5 maggio 2008, 17:57
I partecipanti alla festa, le tradizioni e le emozioni legate al Santo.
Costumi della Sardegna in sfilata alla Festa di Sant'Efisio
Costumi della Sardegna in sfilata alla Festa di Sant'Efisio

IL GRUPPO FOLKLORICO ‘VILLANOVA’ DI CAGLIARI

Tra i tanti gruppi che sfilano durante la festa di Sant’Efisio spicca il gruppo folklorico cagliaritano, che ripropone le tradizioni del capoluogo sardo. Il gruppo prende il nome dal quartiere ‘Villanova’, l’ultima zona della città che mantiene vive le tradizioni cagliaritane. Il gruppo nacque nel 1976 con l’intento di recuperare le tradizioni cittadine che ormai andavano scomparendo.
Il gruppo folklorico cagliaritano ogni anno accompagna il Santo per le vie della città, presentando gli abiti che i cagliaritani hanno indossato sino alla fine dell’800.
 
Gli abiti femminili
Gli abiti indossati dalle donne riscontrano caratteristiche simili nelle fogge ma spesso cambiano i colori in base al gusto della proprietaria. L’abito giornaliero era chiamato “su bestiri de andiana” dal tessuto utilizzato per la gonna. Quest’abito prevede una gonna, camicia e giubbino e uno scialle che si incrocia sul petto su cui sono appuntati numerosi gioielli. I capelli sono raccolti in un fazzoletto triangolare chiamato ‘su turbanti’ su cui poggia un fazzoletto di filo e uno scialle che varia in base alle possibilità economiche della donna. L’abito delle feste importanti è quello chiamato “su bistiri de sa panettera”. Pare strano che un abito così elegante e lussuoso prenda il nome di una donna imprenditrice che lavorava e non di una nobile. In realtà il nome nasce da un dato storico:le ultime ad indossare quest’abito sono state le panettiere di Sant’Avendrace. La raffinatezza di quest’abito è sorprendente come la forte analogia con gli abiti del XVII e XVIII secolo della zona ibero-balearica. Questo è l’abito da sposa delle cagliaritane, che poi lo riutilizzavano durante le festività più importanti della loro vita. Sulla gonna di raso azzurra (fardetta) poggia un grembiule di tulle ricamato (deventali). Sulla camicia viene posto un giubbino nero (gipponi) su cui si drappeggia uno scialle ricamato (mucadori a perra). I capelli sono racchiusi in una cuffia di seta (cambiscu) su cui poggia una mantiglia rossa con una gala di pizzo con fuselli in filo d’argento(mantiglia arrand’e pratta). Invece “su bistiri de seda” è un abito di fine ‘800 in cui si fanno sentire le influenze della moda di fine secolo.
 
Gli abiti maschili
Gli abiti maschili cagliaritani cambiano in base al gremio di appartenenza del proprietario. Ricordiamo “su carradori” che accompagna il carro del Santo conducendo i buoi. Il suo abito si distingue per il farsetto rosso profilato da spighetta nera (sa facchina).Un forte richiamo alle influenze moresche è dato dal cappello di forma troncoconica detto ‘su pibironi’.”Su carrettoneri” è invece caratterizzato dal contrasto cromatica tra il bianco e il nero. Unica nota colorata è la fascia rossa detta ‘sa fascadroxa’ portata in vita. Sul capo portano una berritta nera. “Su piscatori” indossa una camicia e un gilet in tessuto di seta. I pantaloni sono rossi a tubo stretti in vita da una fusciacca. Sopra porta una giacca nera o blu e in testa un berretto rosso dalla forma troncoconica.Questo è sicuramente l’abito che ha subito maggiormente le influenze degli altri paesi mediterranei. Un abito che ha subito fortemente l’influsso spagnolo è quello dell’ortolano che sfoggia un bolero e soprattutto un cappello a tesa larga chiamato ‘su sombreri’. Infine spicca l’abito del lattaio, recentemente recuperato da delle stampe degli anni ’40 rinvenute a Roma: la sua particolarità è quella di avere il gonnellino rosso e la giubba blu.

Si ringrazia per la collaborazione il Sig. Antonello Piras.