Reportage

Il documentario in Sardegna: un’Isola raccontata da oltre un secolo

Autore: Giulia Antinori,
5 luglio 2007, 12:21
La realtà sarda raccontata dai sardi. Questo è fare documentari in Sardegna.

Tra i suoni e la memoria della tradizione: Cabiddu racconta la sua terra

Ha iniziato la sua carriera con l'interesse per la musica ed è tornato alle origini, negli ultimi tempi, col docu-concerto "Sonos 'e memoria". È Gianfranco Cabiddu: etnomusicologo, regista di fiction e documentarista, lavora tra Roma, dove vive, e la Sardegna, dov'è nato e in cui gira la maggior parte dei suoi lavori.
Un amore incondizionato per l'Isola e una passione per le sue tradizioni, paesaggi e abitanti. Come la maggior parte dei sardi, d'altronde. Ma lui ha una marcia in più: questi sentimenti può "mostrarli" e risvegliare l'interesse della gente.

Tutto questo attraverso le immagini in movimento riprese dalla sua telecamera. Documentari e film di finzione: Cabiddu racconta la sua Sardegna così. "Disamistade" (1988) e "Il figlio di Bakunin" (1991) l'hanno fatto conoscere al grande pubblico, raccontando l'Isola tra il passato e un presente ancora fragile, tra faida, rottura del codice e anarchici sardi.

Ma la sua carriera, telecamera in spalla, inizia ben prima, nel 1984, con "Cartolina". Il progetto nasce da un'idea condivisa anche con Giancarlo Cao (che si occupa della fotografia) e Bruno Tognolini (testi): raccontare la vera anima della città, non nell'ottica da documentario turistico, quindi, ma con lo sguardo di chi la città la ama veramente. "La Sardegna la si ama davvero - ha detto Gianfranco Cabiddu - e quando si è lontani non si vede l'ora di rientrare. A me capita sempre".
E del boom di produzione documentaristica sulla Sardegna dice: "Spero ci sia realmente questa nuova ondata di interesse per l'Isola, perché è importante raccontare le sue origini, tradizioni e tutto ciò che ha offerto e può offrire". In questa direzione va anche uno dei suoi ultimi lavori, "Sonos 'e memoria" appunto. Una realizzazione che unisce vecchi stralci girati in Sardegna dall'inizio del '900 e conservati negli archivi dell'Istituto Luce a una colonna sonora composta per l'occasione, rielaborando frammenti di forme musicali della tradizione, da musicisti sardi contemporanei. Tra questi il trombettista Paolo Fresu, la cantante Elena Ledda, Luigi Lai alle launeddas e Antonello Salis alla fisarmonica. Il successivo "Passaggi di tempo" testimonia poi il lavoro fatto per "Sonos 'e memoria" con l'alternarsi, in successione sfumata, delle immagini storiche, di quelle girate recentemente dal regista sugli stessi soggetti e del concerto in diretta.

In oltre vent'anni di documentari, Cabiddu ha lavorato su diversi generi. Da quello etnografico, con "S'ardia", del '94, e "Efis, martiri gloriosu", del 2000, entrambi prodotti dall'Isre, a quelli narrativi, come il viaggio libero nella città di "Cagliari" (del '90), passando per documentari di tipo industriale, su commissione, come "Invest in Sardinia", e antropologici come "In faccia al vento", su Orune.
E che dire dell'interesse dell'autore per il dialetto sardo, anzi la "limba"? In molti suoi lavori la limba è parlata dagli anziani per trasmettere ai giovani i ricordi del passato. Stessa prerogativa di dialogo con i giovani hanno poi, in qualche modo, i festival cinematografici organizzati dallo stesso Cabiddu, che dice: "Bisogna parlare ai giovani, ma soprattutto con i giovani, per lasciare qualcosa delle proprie esperienze e conoscerne e farne di nuove". Quattro gli appuntamenti organizzati dall'autore e regista per questa estate, nell'ambito della rassegna "Le isole del cinema". A giugno a La Maddalena per parlare del difficile mestiere dell'attore, a luglio sull'isola di Tavolara con il festival sulla regia. E poi a l'Asinara per sceneggiatura cinematografica, per finire a settembre, sull'isola di San Pietro, con la musica nel cinema.