Reportage

Teatro di Sardegna, una storia lunga quarant'anni

Autore: Barbara Piras,
10 maggio 2011, 12:21
Dagli anni 70 ad oggi: tra ricordi, passione e impegno giovani attori diventano professionisti.
Su connottu - 1975 foto di Giuseppe Firinu
Su connottu - 1975 foto di Giuseppe Firinu

Gli anni '70

L'attività della compagnia prosegue nel 1972 con “Quelli dalle labbra bianche”, tratto dal romanzo dello scrittore e narratore Francesco Masala, portato ancora una volta al Teatro Auditorium di Cagliari. La regia viene affidata a Giacomo Colli che nel 1960 aveva diretto, in veste di talento emergente “La giustizia” di Giuseppe Dessì in un riallestimento di una produzione del Teatro Stabile di Torino. Il successo dello spettacolo, il primo ad inaugurare i lavori sui testi sardi, è tale da essere replicato l'anno dopo tra l'estate e l'autunno del '73. In scena una compagnia arricchita dall'arrivo di nuovi attori che, insieme al nucleo storico, diventa sempre più presente nel tessuto sociale della città e di tutta la Sardegna. Soffre però già dai primi tempi della mancanza di spazi attrezzati dove provare.  Il gruppo utilizza di volta in volta locali che offrono ospitalità: la sala dei Gesuiti in via Ospedale, quella del partito socialista, la sede Cral in un padiglione della Fiera, i saloni parrocchiali dei Salesiani di Cagliari e Selargius. A cavallo di queste due stagioni il CIT è ormai maturo per fare un successivo passo: trasformarsi in Cooperativa Teatro di Sardegna nel marzo 1973.

Dopo il  Teatro Cantina dei primi tempi la sede si era trasferita in piazza Dettori n° 5 proprio di fronte all'Auditorium. “In quegli spazi- ricorda Cesare Saliu- facevamo le prove, abbiamo ripreso produzioni importanti come “L'eccezione e la regola”.  La verità era che non sapevamo dove andare a fare gli spettacoli e allora adattammo quel luogo ad un teatro club”. Era un punto di incontro importante anche col mondo universitario: grazie alla collaborazione con Guido davico Bonino, docente di storia del teatro a Cagliari in quei tempi, si svolgevano reading e seminari a tema. “Un momento importante- ricorda l'attore- è stato l'incontro con Marco Parodi nel 1974. Quell'anno portiamo in scena “I carabinieri” che il regista aveva precedentemente diretto alla Loggetta di Brescia”. Scoperto da Mario Faticoni,  Marco Parodi stringerà con il Teatro di Sardegna un sodalizio che durerà fin quasi alla fine degli anni '80.

“Altrettanto significativo per la storia di quegli anni- prosegue Isella Orchis, attrice di lunga data della compagnia-  è stato Gianfranco Mazzoni perché le esperienze maturate in quel periodo hanno posto le basi per tutto il lavoro fatto successivamente nel corso degli anni '80. E' importante sottolineare- dice l'attrice- che negli anni '70 la spettacolarità era molto legata ai due filoni del teatro-documento e del teatro popolare.

C'era anche un terzo filone, il teatro informativo o di ricerca che iniziavamo a sperimentare perché  non possiamo dimenticare che quelli erano anni di grande fermento politico e sociale. I nostri spettacoli, che a Cagliari facevamo al Teatro Auditorium ma che portavamo in giro per la Sardegna, registravano una grande partecipazione”. Il 4 luglio 1975 rappresenta un'altra tappa importante: debutta a Nuoro,  nella splendida cornice della Piazza Satta, “Su connottu”, secondo esperimento di drammaturgia sarda. È un grande successo. Lia Careddu, attrice storica del teatro di Sardegna e interprete magistrale dello spettacolo, ricorda così quell'esperienza:” Avevamo provato nella cantina della casa campidanese di un nostro amico a Quartu. E questo la dice lunga sulle difficoltà che abbiamo sempre incontrato per trovare spazi teatrali adatti alle prove. Era un problema che noi sentivamo moltissimo perché avevamo una costante e ricca produzione. Portavamo i nostri spettacoli- prosegue l'artista- soprattutto nelle piazze, in occasione delle feste patronali o di partito. Ma “Su Connottu ha rappresentato un momento cruciale perché ha determinato il definitivo passaggio della compagnia al professionismo”. Lo spettacolo, portato in giro per l'Isola registra, per tutte le repliche di quell'estate indimenticabile, grandi consensi di critica e di pubblico. A Cagliari debutta, nel settembre del 1975,  nel piazzale del vecchio mulino della Sem Molini Sardi in viale La Plaia, con tre recite consecutive.  A confermare  il successo “Su Connottu”, che apre le porte anche ai primi finanziamenti ministeriali, viene premiato al I° Festival Internazionale di Teatro delle Cinque Terre(La Spezia), partecipa anche alla Biennale di Venezia e al Festival Internazionale  Sant'Arcangelo di Romagna.

La compagnia attraverso il suo teatro riflette e fa riflettere sui problemi della società in cui vive e si schiera al fianco delle manifestazioni di protesta e delle contestazioni assolvendo anche ad un impegno politico. “La parola d'ordine negli anni '70- ricorda Isella Orchis- era decentramento, portare il proprio messaggio dappertutto, in ogni angolo della Sardegna ma anche all'interno della città, attraverso i comitati di quartiere, nelle aree più disagiate”.
Durante quegli anni il Teatro di Sardegna attiva anche dei corsi di formazione sotto forma di laboratori: i primi esperimenti di seminari a cui potevano accedere tutti coloro che avessero interesse  verso la recitazione. Molti attori che poi si sono affermati, come la stessa Isella Orchis, o che hanno dato vita a nuovi gruppi teatrali, sono nati da quelle esperienze.                               

Nel 1976 la compagnia lascia lo spazio utilizzato fino a quel momento in piazza Dettori e si trasferisce al Teatro delle Saline. Un luogo praticamente abbandonato che gli attori cercano di recuperare con impegno e fatica. “Ma il sogno di poter avere un teatro da gestire- racconta Lia Careddu- si infrange  dopo qualche anno quando  l'associazione del Dopolavoro non ci permette più l'utilizzo di quei locali. Motivo: aprire una palestra e sala giochi. Ma credo che i motivi fossero altri. Così impegnati politicamente forse risultavamo un po' scomodi”.
La compagnia riprende la ricerca affannosa di spazi per le prove fino all'occupazione nel 1978, insieme ad altri gruppi, del Teatro Auditorium che nel frattempo era stato chiuso per ristrutturazione. Gli attori continuavano a portare le loro produzioni in giro per la Sardegna fin  nei teatri dei piccoli centri ma paradossalmente Cagliari non offriva, a parte il teatro Massimo, un'ampia ospitalità. “In quegli anni, dal 1974 al 1980- ricordano le due attrici- una realtà che non va dimenticata per la città è quella dello Spazio A. Quel luogo spartano ma fondamentale diventò un  punto di riferimento prezioso per le esperienze della ricerca e della sperimentazione. Ne furono animatori instancabili, capaci di grandi intuizioni, Sandro Dernini, Cicci Borghi, Marilisa Piga. Anche noi, del Teatro di Sardegna, lo utilizzammo ripetutamente. Portammo “Splendore e miseria della metropoli di New York”, la prima si era svolta al Massimo, per la regia di Parodi”. Sempre in quegli anni un altro spazio prova importante per la compagnia è stato il Vicoletto, un piccolo palcoscenico nel cuore del quartiere Villanova. 

Con il regista Mazzoni la compagnia produce altre rappresentazioni di teatro popolare: “Parliamo di Miniera”(1976) e “Carrasegare”(1978). “Funtanaruja” (1979) va in scena al Teatro Massimo riscuotendo grande successo. È un opera che prosegue sul filone della  drammaturgia sarda, ma apportando elementi di novità. Tratto da “Fuenteovejuna” di Lope De Vega racconta la rivolta contro il tiranno, e nell'adattamento del regista Parodi assume i suoni della lingua sarda con una parte di testo recitata in lingua logudorese curata da Leonardo Sole, scrittore e docente di linguistica all'Università di Sassari. È proprio questo ad affascinare il pubblico delle località italiane quando lo spettacolo varcherà il Tirreno agli inizi del 1981.