Reportage

Cagliari Amarcord: interviste ad Angelo Lai e Franca Dallolio

Autore: Francesco Fuggetta,
27 marzo 2009, 12:10
L’ex sindaco e la miss, due persone legate indissolubilmente alla storia recente della Città.
Franca Dallolio
Franca Dallolio

Franca Dallolio, da Miss Italia al Palazzo Civico

Nel 1963 vinse il celebre concorso di bellezza, ma lo spettacolo non era il suo mondo. Poi la passione per la politica, che la portò in Consiglio Comunale.

Signora Dallolio, lei è stata eletta Miss Italia nel 1963. Come iniziò quell’avventura?
Avevo 17 anni, frequentavo la seconda liceo al Dettori. I concorsi di Miss Cagliari e Miss Sardegna si svolgevano al Lido: io e le mie amiche d’estate andavamo sempre lì e così decidemmo di partecipare alle selezioni, in abito da sera. Arrivò anche Enzo Mirigliani, e quando mi vide sulla spiaggia mi disse: “Lei sarà Miss Italia”. Poi una volta arrivata al titolo di Miss Sardegna, mi imposero quasi di partecipare. Mio padre era contrarissimo: allora l’ambiente di Cagliari era abbastanza chiuso. Mia madre invece era d’accordo, era anche più moderna di me…

Poi ci furono le selezioni a Salsomaggiore….
Partii con una zia e un cugino. Lì ebbi una delusione: i giornalisti trattavano le ragazze come fossero delle oche. Io reagii male, e a certe domande risposi anche in modo sgarbato. Loro rimasero spiazzati da questa ragazza con le gambe lunghe e la lingua tagliente come una spada. E fu lì, secondo me, che vinsi il titolo.

In seguito lavorò nel mondo dello spettacolo?
Io posi come condizione di non continuare, non avevo firmato niente. Infatti dopo l’esperienza con me, Mirigliani disse: “D’ora in poi contratti ferrei, rigidi”, perché si era ritrovato praticamente senza una Miss Italia. Andai al Festival di Venezia, feci una sfilata in Inghilterra, poi basta. Non volli andare neanche al concorso di Miss Mondo, a Miami, perché avevo paura dell’aereo. Mi proposero un film con Celentano, ma rifiutai: non era il mio mondo.

Qual è il ricordo più bello di quell’esperienza?
La solidarietà che si era creata tra noi ragazze, al punto che alla fine del concorso regalai la pelliccia di visone che avevo vinto ad una ragazza che io ritenevo bellissima, ma che non aveva vinto niente. Poi regalai la macchina da cucire ad un’altra ragazza che era sposata e aveva un figlio, e lo teneva nascosto perché altrimenti non avrebbe potuto partecipare, anche se tutte noi lo sapevamo. Le altre erano tutte più grandi di me, sui 22-25 anni, io ero la piccolina del gruppo.

A parte questi due premi, quale fu la vincita in denaro?
Il premio consisteva in 500.000 lire in gettoni d’oro e un’automobile, una Fiat 1800: per quei tempi erano dei bellissimi premi. I ladri poi entrarono in casa mia e portarono via la cassaforte, con la vincita, tutti i ricordi di Miss Italia e di famiglia.

Oggi segue sempre il concorso di Miss Italia? In che senso è cambiato?
Qualche volta lo seguo. Ora è uno spettacolo, prima era una manifestazione molto diversa: erano tre serate, che venivano trasmesse alla radio. Oggi non avrei mai vinto: non so ballare, non so cantare. Allora non dovetti superare delle prove, se non la sfilata: comunque fu una stanchezza infinita, perché eravamo impegnate dalle otto del mattino fino a mezzanotte.

Posso chiederle se è sposata? Ha figli?
Sì, ho due femmine e un maschio, e sono anche nonna.

Oggi consiglierebbe alle sue figlie di partecipare a Miss Italia?
No, loro non hanno mai avuto velleità artistiche o di spettacolo. Ma se fossero state interessate, perché no?

Passiamo alla sua carriera politica. Come avvenne l’ingresso in Consiglio Comunale?
Fu un’esperienza esaltante. Era il 1994: avevo aiutato mio cugino Valentino Martelli, che era allora senatore, nella campagna elettorale. Mi chiamò e mi disse: “Stiamo cercando una donna per Alleanza Nazionale, tu sei la persona giusta”. Io risposi: “No grazie, non mi interessa”. Il giorno dopo apro l’Unione Sarda e trovo il mio nome in lista! Così fui candidata ed eletta consigliere comunale. Eravamo un gruppo di persone che credevano veramente in ciò che facevano…

E il sindaco era Mariano Delogu…
Sì, una persona eccezionale. Una sua frase mi è rimasta impressa: “Non metterò a repentaglio il mio nome e trent’anni di onorata carriera di avvocato per un qualsiasi errore”. Leggeva tutto, controllava tutto, era un decisionista.

Poi arrivò la rielezione nel 1998…
Sono rimasta in Consiglio fino al 2001. Come presidente della Commissione Cultura, preparai tutte le schede per la ristrutturazione dei monumenti in vista del Giubileo. Feci delle ricerche per ottenere i finanziamenti, così 13 monumenti di Cagliari vennero ristrutturati: sono molto orgogliosa di questo. Nel 2000 sono stata candidata alle regionali, conquistai 2000 voti: il consigliere col maggior numero di voti, ma non venni eletta.

Ora di cosa si occupa?
Mi sono laureata in lettere e ho insegnato per 28 anni nelle scuole medie dell’hinterland: italiano, storia e geografia. Scuole di frontiera, dove c’era da combattere. Da nove anni gestisco una farmacia, e devo dire che l’esperienza fatta in Comune mi è stata utilissima anche per affrontare al meglio quest’ultimo impegno.