Il convegno Ciaccia, Banca Infrastrutture
Il turismo in Sardegna cresce, ma non quanto basta. Pesa il ritardo infrastrutturale dell'Isola, che agisce da freno allo sviluppo del business delle vacanze. Per questo, occorre accelerare sulle grandi opere «attraverso una più stretta collaborazione fra pubblico e privato». Se n'è parlato ieri nel corso della tavola rotonda che si è tenuta nella sede del Comune di Cagliari e alla quale hanno preso parte, oltre all'amministratore delegato di Biis (Banca infrastrutture, innovazione e sviluppo) Mario Ciaccia, l'assessore ai Lavori pubblici, Mario Angelo Giovanni Carta, il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, il presidente di Confindustria Sardegna, Massimo Putzu, il presidente della Banca di Credito Sardo, Giorgio Mazzella, e il capo dell'ufficio studi di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice.
LO STUDIO Nel corso della tavola rotonda, De Felice ha presentato un rapporto da cui si conferma il ruolo strategico del turismo per la Sardegna. «Gli arrivi di turisti», si legge nel rapporto, «sono cresciuti a un tasso medio annuo del 4,5% tra il 2000 e il 2008». Balzo ancora superiore nel 2009: «Le presenze straniere sono aumentate a doppia cifra: +26% tra gennaio e novembre 2009». Stesso discorso per il turismo crocieristico: «Sta crescendo a ritmi sostenuti: i passeggeri nel porto di Cagliari e di Olbia sono aumentati rispettivamente del 76% e del 130% dal 2007 al 2009, grazie agli investimenti infrastrutturali effettuati».
I FRENI Il turismo, però, è strettamente legato alla mobilità. «L'accessibilità di un'area contribuisce alla qualificazione dell'offerta turistica», spiega Mario Ciaccia. «E le principali criticità per l'Isola riguardano proprio la mobilità interna: la Sardegna infatti è caratterizzata da un sistema che non favorisce l'espansione verso l'interno dei flussi turistici. Il sistema stradale si fonda su strade statali e provinciali di non agevole percorrenza e da collegamenti difficili tra i centri urbani». Inoltre, «il sistema ferroviario non copre adeguatamente tutto il territorio». Per Ciaccia, dunque, è necessario che pubblico e privato uniscano le forze: «Il tempo perduto ci è costato già troppo in termini di competitività e di occupazione: investendo un miliardo in infrastrutture, si riuscirebbe a creare nell'Isola 100 mila nuovi posti di lavoro in 5 anni».
23/02/2010