Inps Il direttore provinciale è favorevole
Qualcuno ha la targhetta nascosta in mezzo a una selva di fascicoli. Qualcun altro l'ha conservata dentro il primo cassetto della scrivania. Alla direzione provinciale dell'Inps, in viale Regina Margherita, su dieci sportelli aperti al pubblico, sette hanno un nome e cognome in vista sul tavolo. Gli altri tre ce l'hanno a portata di mano, ma non è esposta come dovrebbe. «È comprensibile: nei nostri uffici vengono servite almeno 200 persone al giorno, per non parlare dei picchi di lavoro determinati dalle scadenze. Questa non è una giustificazione però: l'obbligo è un obbligo», dice il direttore provinciale Francesco Severino.
Secondo lui, la disposizione della Riforma Brunetta è da condividere: «Sono aspetti formali corretti. Dietro lo sportello c'è una persona. È giusto che abbia un nome e un cognome, come noi abbiamo davanti una persona e non una semplice pratica». L'istituto previdenziale ha anticipato la nuova legge quasi quindici anni fa: «La norma risale all'epoca di Giovanni Billia, intorno alla metà degli anni Novanta. Io sono d'accordo: non deve essere una fonte di preoccupazione per gli impiegati ma semmai una forma di personalizzazione dei rapporti. Solo così si supera il concetto di evasione di una pratica e si arriva a quello del raggiungimento del risultato. A me, ad esempio, fa piacere che mi chiamino con nome e cognome e non col titolo di direttore». ( m.r. )
17/02/2010