L'inchiesta. Nelle amministrazioni pochi rispettano la disposizione della Riforma Brunetta, in vigore da lunedì
Nomi in vista per gli impiegati pubblici: norma disattesa
A ciascuno la sua scusa. «Rovina i maglioni» (Inail); «Non abbiamo ancora ricevuto la circolare» (Comune); «Non abbiamo mai avuto i tesserini, forse per noi non c'è l'obbligo» (Provincia); «La targhetta era qui fino a poco fa, l'ho solo spostata» (Inps). Pubblica amministrazione che vai, giustificazione che trovi. Ma, messo da parte l'elenco di attenuanti in tipico stile italiota, rimane un dato: in pochi, lunedì, hanno rispettato l'obbligo di indossare il cartellino identificativo o - in alternativa - di esporre una targa con il proprio nome sulla scrivania. Tutto questo nonostante la disposizione stabilita dalla Riforma Brunetta abbia solo ribadito con forza di legge un concetto (ogni dipendente a contatto col pubblico deve essere riconoscibile) che molti enti avevano introdotto diversi anni fa. Evidentemente senza successo. Nella galassia degli uffici cagliaritani c'è chi sa a malapena di cosa si tratti (nel Municipio di via Sonnino è un'impresa incrociare un impiegato con il cartellino) e chi invece cerca di rispettare (la direzione provinciale dell'Inps ad esempio, dove a parte qualche eccezione tutti hanno il nome sul tavolo) la nuova norma voluta dal ministro per la pubblica amministrazione. Che, semplicemente, consentirà di identificare chi sta dietro uno sportello.
MICHELE RUFFI
17/02/2010