Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Edem Sarda, memorie dal ghetto nero

Fonte: L'Unione Sarda
16 febbraio 2010

La Caritas pagherà gli affitti ai clandestini. Don Marco Lai: questa è vera accoglienza

Ad Assemini e Quartu i senegalesi ricordano: «Vita orribile»

A sei giorni dallo sgombero di Giorgino, l'organizzazione diocesana ha trovato alloggio a 110 persone.
L'impresa vera è levarsi dalle narici l'odore d'umido: «Forte e costante. Il ricordo più brutto», dice Baba Djop, trentadue anni, una moglie incinta da pochi mesi e due anni passati in una delle stanze dell'Edem Sarda, ormai ex ghetto nero di Giorgino. L'altra immagine difficile da dimenticare è quella dei topi: «Tanti e grandi. Un vero schifo. Terribile». Senegalese, ambulante, da mercoledì scorso vive in un piccolo appartamento al quarto piano di una palazzina di Pitz'e Serra, periferia residenziale di Quartu. Dove la sua donna cucina riso e pecora come prima, lui guarda la Juve sul divano («sono juventino da sempre, mi piace la mentalità vincente», dice come se fosse in un qualsiasi Bar Sport ) in attesa che il cugino torni dal lavoro e un altro amico rientri dal Senegal. Meglio prima? «Ma quando mai? È vero, qualcuno voleva rimanere a Giorgino. Solo perché non ci fidavamo, almeno fino a quando non abbiamo visto le case».
LA DIFFIDENZA Il motivo viene spiegato da Abdallah Baraka, mediatore culturale della Caritas e non solo (traduttore, perito del tribunale di Cagliari, componente della consulta regionale per l'immigrazione) con una frase: «Prima questi ragazzi non sono mai stati calcolati. Di punto in bianco invece, gli è stata offerta una casa. E loro non ci hanno creduto. Era la prima volta che i “bianchi” davano aiuto, la diffidenza era legittima». Insieme ai funzionari del Comune di Cagliari e ai colleghi Amina Ndyae, Socrates Sall Amadou e Mimmo Mainas, ha lavorato per settimane a quello che all'interno del gruppo chiamano «il progetto». Ovvero: convincere i senegalesi a lasciare una vecchia fabbrica satura di amianto e liquidi fognari, aiutarli a trovare una casa vera. Non solo, perché il programma prevede anche un secondo capitolo, forse il più importante: per un anno, la Caritas anticiperà i soldi degli affitti agli immigrati. Anche a chi in questi giorni vive in albergo (all'hotel Quattro mori, un tre stelle in via Angioy), anche a chi non ha permesso di soggiorno. In una parola, clandestino. Alla fine dell'anno il Comune restituirà l'intera somma (o una buona parte) all'organizzazione diocesana. Che ha trovato un alloggio ad almeno 110 persone, nonostante il censimento della Digos parlasse di 42.
GLI APPARTAMENTI Ad Assemini, a pochi metri dall'ex Eurogarden, quartier generale dei nottambuli degli anni Novanta, Jaballa e i suoi sei coinquilini pagheranno 450 euro al mese. Sorriso perenne, fisico tozzo e una convinzione: «Qui stiamo molto meglio. Non volevamo andar via perché non eravamo sicuri di avere una casa. Poi, ormai ci eravamo abituati a vivere in quel modo». Ora dormono in un appartamento al primo piano, con le finestre che si affacciano sul retro di un supermercato. Nessuna macchia d'umido alle pareti, la cucina funziona, il bagno ha qualche problema ma gli operai ingaggiati dalla Caritas lo risolveranno in questi giorni. Gli arredi sono nuovi, anche se gli immigrati hanno rimandato indietro un tavolo e quattro sedie. Non servivano, perché i senegalesi non mangiano come gli italiani. Il riso viene cotto in un pentolone insieme alle verdure e alla carne, poi tutti si siedono per terra e forgiano con le mani delle palline che buttano giù con uno scatto del pollice. In ogni stanza ci sono tre letti e altrettanti tappeti su cui pregano ad orari fissi, cascasse il mondo. Monsignor Marco Lai, direttore della Caritas cittadina, basa il suo discorso sull'uguaglianza: «Queste persone hanno avuto un aiuto come tutte le altre persone che hanno perso la casa. C'è un principio di giustizia in tutto questo, è vera accoglienza. Bisognava rimuovere una situazione vergognosa come quella di Giorgino». Anche a costo di aiutare e pagare gli alloggi ai clandestini: «Su certe cose si fa obiezione di coscienza. Per me, prima di tutto, sono uomini».
LE POLEMICHE Nonostante tutto, il “Cagliari social forum” ha inviato un comunicato per annunciare una manifestazione, giovedì prossimo alle 10, di fronte al Comune di via Sonnino. Nello stesso documento, firmato dalla «Comunità senegalese di Giorgino», si dice che «dei 71 residenti, solo la metà ha ricevuto una sistemazione, provvisoria e peggiorativa rispetto a quella precedente». La Cisl, con un comunicato del segretario generale Fabrizio Carta, si lamenta invece del mancato coinvolgimento del sindacato nell'azione di sgombero e sottolinea che «occorre prevedere ulteriori interventi sia per i senegalesi che vivono una condizione di provvisorietà, sia per situazioni analoghe esistenti in altre zone della città». Polemiche a cui Mimmo Mainas, che ha coordinato le operazioni della Caritas, risponde così: «Non capisco perché chi parla e critica ora non ci abbia aiutato durante lo sgombero». Nel frattempo, le ruspe continuano il loro lavoro: nel giro di una settimana il cemento armato fradicio dell'Edem Sarda apparterrà solo al passato.
MICHELE RUFFI

16/02/2010