Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'ex bidella non vuole lasciare la casa fatiscente

Fonte: L'Unione Sarda
15 febbraio 2010

Via Zefiro. Andrebbe via solo per un alloggio popolare, ma il Comune dice no


Lieto fine ancora lontano per la vicenda di Efisia Masala, l'ex bidella delle elementari di via Zefiro costretta a vivere, insieme al figlio disabile, in una caseggiato popolare vecchio e fatiscente attiguo all'edificio scolastico.
NO C'È ACCORDO Il Comune è pronto a inviare sul posto una squadra di operai con l'incarico di sistemare a tempo di record il tetto della casa da cui piove acqua e ha anche predisposto per la vedova e suo figlio una stanza gratuita in una casa-albergo per tutta la durata dei lavori (due settimane). Ma Efisia Masala ha declinato l'offerta e sta continuando a vivere in via Zefiro tra mille disagi, con le bacinelle sparse ovunque per raccogliere l'acqua piovana che oltrepassa il solaio e con la corrente elettrica che salta di continuo. «Non basta riparare il tetto - sostiene l'ex bidella di 55 anni - la casa va demolita perché cade letteralmente a pezzi. Non ce la faccio davvero più a viverci perché è troppo fredda e umida e io sono stanca e malata».
LA STORIA Efisia Masala vive nella “casetta del custode” della scuola di via Zefiro dal lontano 1988 e dopo tanti anni sogna di vivere in un'abitazione più decorosa, anche alla luce delle precarie condizioni di salute del figlio diciottenne, che non è autosufficiente. L'ex bidella vorrebbe che le venisse assegnata una casa popolare, ma il Comune non può accontentarla e il motivo del diniego è semplice: «Per le case popolari - spiega il capo dell'area per i Servizi al cittadino Ada Lai - esiste una graduatoria e purtroppo la signora Masala ha presentato la domanda solo quest'anno e ci sono altre persone prima di lei. Ci piacerebbe tanto poterla accontentare ma non possiamo agire contro la legge». Oggi (lunedì) alcune assistenti sociali inviate dal Comune si recheranno a casa della vedova per cercare di trovare insieme a lei una soluzione percorribile.
PAOLO LOCHE

15/02/2010