Servitù militari. Dibattito in Consiglio dopo i sopralluoghi della commissione comunale Cultura
I beni militari dismessi dallo Stato devono solo transitare dalla Regione ma dovrebbero al più presto essere destinati ai Comuni. Che potrebbero utilizzarli sia come sedi istituzionali che metterli a disposizione di enti e associazioni che operano nel sociale. E almeno fin qua Consiglio comunale e Giunta sono d'accordo.
Qualche problema in più c'è quando si passa ad analizzare il piano per il loro futuro e l'eventuale utilizzo.
LA RICHIESTA Per il presidente della commissione Cultura Maurizio Porcelli, promotore del dibattito svoltosi ieri sul tema, il Comune in questo momento questo piano non ce l'ha: «La questione va immediatamente ripresa in mano e portata a un tavolo della concertazione con la Regione - ha detto - a disposizione di Giunta e Consiglio c'è una relazione della commissione, dopo i tanti sopralluoghi che abbiamo effettuato nei siti militari già trasferiti alla Regione. Alloggi, stabili e strutture per le quali le istituzioni sarde stanno fin qui solo sborsando soldi, visto che c'è un plotone di guardie giurate pagate per evitare che qualcuno possa occuparli abusivamente».
IL DIBATTITO Del tema, con diverse sfumature, si sono occupati tra gli altri i consiglieri Alessio Mereu («la partita è complessa e si deve tener conto del fatto che il ministero ha già costituito un'Agenzia per le alienazioni, onerose, delle strutture non ancora cedute»), Ninni Depau («la Giunta ha inserito la gestione dei siti militari dismessi nel piano strategico, ma non ha mai presentato al Consiglio una proposta organica») e Stefano Schirru («il Comune deve acquisire gli stabili e realizzarci, magari, delle strutture ricettive»).
IL SINDACO Per ultimo ha parlato il sindaco: «La partita delle servitù militari fa parte di un più complesso tavolo di confronto che stiamo aprendo con la giunta Cappellacci, partendo dalla bozza che avevamo elaborato già ai tempi di Soru - ha detto - la questione va analizzata complessivamente, assieme a quella dei beni demaniali di Sant'Elia e viale San Vincenzo. Abbiamo la possibilità di fare un buon lavoro, ma abbiamo bisogno di interlocutori». Il messaggio è lanciato, ora spetta alla Regione raccoglierlo. ( a. mur. )
10/02/2010