Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu salvato dal cemento

Fonte: La Nuova Sardegna
8 febbraio 2010

SABATO, 06 FEBBRAIO 2010

Pagina 1 - Cagliari


La Sovrintendenza ha vinto: nullaosta bocciati dal Consiglio di Stato



BATTAGLIA LEGALE Coimpresa potrà chiedere nuove autorizzazioni ma l’ultima parola spetterà agli uffici ministeriali

MAURO LISSIA

CAGLIARI. Il piano per Tuvixeddu di Nuova Iniziative Coimpresa è arrivato al capolinea: riformando la sentenza del Tar, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici che si oppone alla costruzione degli edifici privati.
I giudici di palazzo Spada hanno restituito validità ai decreti coi quali l’allora responsabile dell’ufficio Fausto Martino aveva annullato gli ultimi due nullaosta paesaggistici concessi al costruttore dal Comune ad agosto del 2008. Senza quelli, il progetto di edificazione non può andare avanti. Ora il gruppo Cualbu potrà ripetere la procedura autorizzatoria, con una nuova richiesta dei nullaosta che andrà all’esame degli uffici tecnici comunali. Ma è qui che arriva la novità destinata probabilmente a fermare definitivamente l’avanzata dei lavori: in seguito a una modifica del Codice Urbani, che regola le questioni legate al paesaggio, dal 31 dicembre 2009 la Sovrintendenza paesaggistica non deve limitarsi a dare un semplice parere di legittimità sulle autorizzazioni ma è chiamata a fornire un parere vincolante entro 45 giorni dalla richiesta. E quello della Sovrintendenza è lo stesso ufficio ministeriale che negli ultimi anni si è battuto con ogni strumento legale contro l’edificazione del colle punico, con la collaborazione diretta dell’avvocatura dello stato. Sarebbe paradossale che dopo un’aspra battaglia condotta sul filo del diritto amministrativo ed ora sostanzialmente vinta, l’ufficio della Sovrintendenza - retto da Gabriele Tola - si smentisse d’improvviso e concedesse il via libera finale al gruppo Cualbu. Lo scenario più probabile è dunque quello attuale: due palazzine ormai in via di completamento sul versante di via Is Maglias ma stop definitivo a tutto il resto del progetto. Compresa la strada nel canyon, peraltro bloccata con una procedura di vincolo. Compresi gli interventi sulle aree contigue, dove - come ha certificato il recente provvedimento per la richiesta di archiviazione firmato dal pubblico ministero Daniele Caria - è tutt’altro che improbabile la presenza di tombe inesplorate, da aggiungere alle 1166 ritrovate a partire dal 1997 e ignorate dall’ex sovrintendente Vincenzo Santoni, indagato per tentato abuso d’ufficio e dichiarazioni false in atti pubblici.
Tornando alla sentenza del Consiglio di Stato, inappellabile e quindi definitiva, è stata la carenza della motivazione espressa dalla commissione edilizia comunale a provocare l’annullamento - ora confermato - delle autorizzazioni di agosto 2008. I giudici di palazzo Spada - la sesta sezione, presidente Giuseppe Barbagallo, consiglieri Domenico Cafini, Roberto Garofali (estensore), Bruno Rosario Polito e Manfredo Atzeni, quest’ultimo ex giudice del Tar Sardegna - affermano nella decisione depositata il 5 febbraio scorso che «manca una valutazione della compatibilità paesaggistica più dettagliatamente attenta alle specifiche modalità costruttive da osservare in sede di realizzazione dei singoli interventi edilizi, oltre che per esempio alle altezze, all’organizzazione dei singoli edifici, alle volumetrie». Per i giudici di Roma la motivazione del comune non era altro che «una mera elencazione, peraltro generica e di chiusura, delle caratteristiche che quegli interventi avrebbero presentato, essendo viceversa nevessario un effettivo ed adeguatamente motivato apprezzamento di compatibilità di quelle stesse caratteristiche con le ragioni sottese all’apposizione del vincolo». Chiara ed estremamente significativa la conclusione del Consiglio di Stato: «Altrimenti - è scritto nella sentenza - si introdurrebbe una troppo agevole modalità elusiva del sistema di controllo». Un’accusa implicita rivolta alla commissione comunale, che a suo tempo avrebbe quindi liquidato il caso Tuvixeddu con sbrigativi richiami al rispetto delle norme. Troppo poco, considerato l’inestimabile valore del bene da tutelare. Valore che i giudici romani riconoscono pienamente, al contrario di chi negli anni ha continuato a parlare di Tuvixeddu come di un luogo abbandonato al degrado.
Per il Tar Sardegna, per Nuova Iniziative Coimpresa - difesa dagli avvocati Pietro Corda, Andrea Manzi e Antonello Rossi - e per l’amministrazione comunale di Cagliari, difesa da Carla Curreli, è una sconfitta bruciante e ormai senza possibilità d’appello. Chiara invece l’affermazione per la l’amministrazione regionale di Renato Soru, Italia Nostra, Gruppo di Intervento giuridico e Legambiente che si erano costituite nel giudizio e si sono battute contro il cemento.