SABATO, 06 FEBBRAIO 2010
Pagina 10 - Sardegna
Accolto il ricorso della Sovrintendenza, stop ai progetti del gruppo Cualbu
CAGLIARI. No al cemento a Tuvixeddu: il Consiglio di Stato, riformando la sentenza del Tar, ha accolto il ricorso della Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici che si oppone alla costruzione degli edifici privati. Significa che il piano di Nuova Iniziative Coimpresa è arrivato al capolinea.
I giudici di palazzo Spada hanno restituito validità ai decreti coi quali l’allora responsabile dell’ufficio Fausto Martino aveva annullato gli ultimi due nullaosta paesaggistici concessi al costruttore dal Comune ad agosto del 2008. Senza quelli, il progetto di edificazione non può andare avanti. Ora il gruppo Cualbu potrà ripetere la procedura autorizzatoria, con una nuova richiesta dei nullaosta che andrà all’esame degli uffici tecnici comunali. Ma, in seguito a una modifica del Codice Urbani che regola le questioni legate al paesaggio, dal 31 dicembre 2009 la Sovrintendenza paesaggistica non deve limitarsi a dare un semplice parere di legittimità sulle autorizzazioni ma è chiamata a fornire un parere vincolante entro 45 giorni dalla richiesta. E quello della Sovrintendenza è lo stesso ufficio ministeriale che negli ultimi anni si è battuto con ogni strumento legale contro l’edificazione del colle punico. Dunque è molto probabile che arrivi lo stop definitivo a tutto il resto del progetto. Compresa la strada nel canyon e compresi gli interventi sulle aree contigue, dove è tutt’altro che improbabile la presenza di tombe inesplorate.
Per quanto riguarda la sentenza del Consiglio di Stato, inappellabile e quindi definitiva, è stata la carenza della motivazione espressa dalla commissione edilizia comunale a provocare l’annullamento - ora confermato - delle autorizzazioni di agosto 2008.
Per il Tar Sardegna, per Nuova Iniziative Coimpresa e per l’amministrazione comunale di Cagliari, difesa da Carla Curreli, è una sconfitta bruciante. Chiara invece l’affermazione per l’amministrazione regionale di Renato Soru, Italia Nostra, Gruppo di Intervento giuridico e Legambiente che si erano costituite nel giudizio e si sono battute contro il cemento.