Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gina, la mamma di tutti i barboni della città

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2010

Viaggio tra disperati, emarginati e prostitute sul camper dell'Unità di strada della comunità L'Aquilone

Da undici anni offre panini, vestiti e conforto nel freddo della notte

Da 11 anni mamma Gina passa le notti in giro su un camper per offrire sollievo a chi dorme sotto le stelle.
Mario dorme sul cemento, nella rientranza di una serranda di via Campidano. Un pezzo di strada sterrata. A pochi metri c'è viale Diaz: luci, auto, ristoranti, alberghi, uffici. Lui, 70 anni, accento romano, vive in un vicolo cieco. Un giubbotto, una coperta per ripararsi dall'umido della notte e un cartone come parete. «Stai dormendo?», urla mamma Gina , quattro o cinque volte. Sembra morto. «Chi siete?», biascica mentre si solleva. Mario è uno dei disperati senza numero che dorme sotto i portici, tra i ponti, negli androni, nelle scalinate di ospedali o chiese. La sua storia, e perché sia finito così, forse non la ricorda neanche lui. E, alla fine, non è importante. Perché la trama degli invisibili, delle ombre che si muovono tra l'indifferenza generale è sempre la stessa: solitudine, emarginazione e disagio. Mario tutti i giorni aspetta un bicchiere di tè caldo e una parola di conforto dai volontari dell'Unità di strada. Una squadra di pronto intervento dell'associazione L'Aquilone di don Carlo Follesa che, quando arriva la notte, sale su un camper e gira per le strade della città alla ricerca di chi ha bisogno di un panino, di una bevanda calda, di un paio di scarpe o, più semplicemente, di una parola di conforto per ricordare che la vita va vissuta.
IN STRADA CONTRO LA MISERIA Mamma Gina mescola la cioccolata in polvere in una pentola gigantesca nella mensa dell'Aquilone, la comunità di don Follesa nella zona industriale di Elmas. Lo fa, in silenzio, da 20 anni, «da quando un dolore mi ha procurato una sofferenza enorme», taglia corto. Perché i particolari devono essere protetti, come un figlio. Vedova, 73 anni, quattro figli e tre nipoti, dal 1999 gira su un camper per regalare un po' di consolazione. E non sempre è facile. Ma tutti la rispettano e per tutti ha una parola di sostegno. Comanda una delle due squadre di volontari e operatori dell'Unità di strada. Alle 17,30, un autista e tre ragazze, si ritrovano a Su Planu, caricano abbigliamento e scarpe e mettono in moto un vecchio camper Ford e poi via a Elmas. Alle 18, nella cucina dell'Aquilone c'è gran fermento: bisogna preparare la busta. Il menu freddo è standard: panino, scattoletta di tonno o carne, una mela, una bottiglietta d'acqua, yogurt e dolce, in questo periodo una fetta di panettone avanzato dagli scafali di qualche commerciante generoso. «Martedì e sabato il pasto è caldo», dice mamma Gina. Tirare avanti per i volontari dell'Unità di strada non è facile. «Il Comune ci dà una mano d'aiuto, ma riusciamo ad arrangiarci grazie alle donazioni. Spesso riusciamo a offrire anche paste, quelle che un bar e una pasticceria non sono riuscite a vendere durante il giorno».
TOUR DELLA DISPERAZIONE Ogni giorno, tutti i giorni. E sempre alla stessa ora. Alle 19 il camper con il suo carico è già sulla 131. Inizia così il tour della disperazione , per alleviare il dolore di disperati, alcolizzati, tossicodipendenti, prostitute e disadattati che non hanno alternativo: o la strada o il carcere. Insomma, tutto quello che la società fa finta di non vedere. Prima tappa in via Sarrabus, a due passi dalla chiesa di San Massimiliano Kolbe, dove di solito c'è una ragazza. Poi via Is Mirrionis, Sant'Alenixedda, piazza Giovanni XXIII, via Paoli, via Sonnino, viale Bonaria, via Campidano, via Roma, piazza Matteotti, largo Carlo Felice, piazza Yenne, via Ospedale, piazza del Carmine, via Carloforte, viale Trieste, via Santa Gilla, viale Elmas, viale Monastir. Le fermate del camper quasi sempre sono a richiesta, come in via Nuoro dove, come zombie, dal buio di un parcheggio spuntano due figure malconce. Antonio chiede jeans, mutande (rigorosamente nere), calze e scarpe. «Calzo 43». Mamma Gina fruga nel camper, ma l'unico numero disponibile è il 42. «Ci vediamo domani». Poco più avanti, all'uscita di un supermarket c'è Livio. Ha 46 anni, ma gliene daresti almeno dieci in più a giudicare dalle gengive a vista e dal volto levigato dal vento e dalla polvere. «La vita è un mistero», risponde all'invito di mamma Gina per un percorso di recupero.
NOTTE DI GHIACCIO Nel piazzale del Cis, coppie di fidanzati e gruppi di amici parcheggiano l'auto e a passo veloce raggiungono il ristorante di viale Diaz. Manco si accorgono di una strana coppia, lui 41 anni lei 18, che vivono lì dopo che il loro camper è stato scoperchiato da un ramo sporgente in viale Merello. «Chiediamo che l'assessore conceda un prestito per riparare il furgone. Questione di giorni, restituiremo tutto». In piazza Yenne un architetto tedesco prende volentieri l'ultima busta della serata. Gli hanno trapiantato un rene e chiede indicazioni su come recuperare alcuni medicinali. In via Ospedale, sui gradini di un ingresso in disuso dell'ospedale Civile c'è una sagoma di coperte e cartone. Sotto c'è Andrea, accetta il tè caldo, ma nient'altro. E così, dieci, cento, mille storie.
TELEFONO AMICO L'assessore alle Politiche sociale Anselmo Piras e il suo braccio destro plenipotenziario Ada Lai giurano di mettercela tutta. «Il nostro impegno è massimo. Ma non sempre chi per scelta o necessità vive in strada accetta l'accoglienza nel centro Giovanni Paolo II. Noi siamo a disposizione 24 ore su 24 e chi ha bisogno di cibo, coperte o conforto può telefonare al 329/1178379».
ANDREA ARTIZZU

07/02/2010