Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il corteo antirazzista: «Vogliamo rispetto»

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2010

Manifestazione per le vie della città per protestare contro le politiche del governo, considerate xenofobe 



«Siamo persone oneste che vogliono solo lavorare. E se, tra di noi, ci sono delinquenti, che vengano puniti», dicono i senegalesi riuniti per la manifestazione organizzata dalla rete antirazzista. Contano le parole. Ma contano ancora di più i fatti: quando il serpente di manifestanti arriva nel Largo, inizia a piovere; una folata di vento fa volare i manifesti che un senegalese ha in mano. Subito tutti quelli vicini a lui si danno un gran daffare per raccoglierli. Perché questi fogli non vanno sprecati. E perché è un atto urbano non sporcare la città. «Sulla loro onestà», commenta una donna che vede l'episodio, «non posso dire niente. Ma di certo sono civili».
LA PROTESTA Certo, la rabbia non manca. Lo si intuisce quando, alla spicciolata, arrivano i manifestanti che si sono dati appuntamento in piazza del Carmine. Una rabbia, lo dicono gli oratori (italiani e senegalesi) che si danno il cambio al megafono, legata alle politiche nazionali sull'immigrazione. Non piace il “pacchetto sicurezza”, non piace il fatto che l'immigrazione clandestina sia diventata un reato. E non piacciono le affermazione dell'esecutivo nazionale. Quelle, per esempio, che legano l'aumento della delinquenza all'arrivo di extracomunitari.
GLI ORATORI Alle 15,30, ora fissato per il raduno, in piazza del Carmine ci sono poche decine di persone. Si preparano gli striscioni, si organizza l'impianto audio. Strumenti da manifestazione “povera”: le due casse e l'alimentatore viaggiano su due carrelli da supermarket. Ma poco conta. Molto più importante manifestare il proprio disgusto per un razzismo che si insinua in tanti strati della popolazione. «Siamo qui per lavorare. E per aiutare l'Italia a crescere», spiegano gli oratori africani. Il modello è quello americano. «Siamo quasi tutti giovani, sotto i trent'anni: vogliamo fare ciò che gli italiani, insieme a irlandesi e spagnoli, hanno fatto negli Stati Uniti. Se quel paese è diventato grande, lo si deve al lavoro dei tanti immigrati».
LA MANIFESTAZIONE Alla spicciolata arrivano in tanti, italiani e stranieri. Il sole sembra volere dare il proprio contributo. Dopo le 16, il corteo comincia a muoversi dietro alcuni striscioni (“Nessuno è clandestino” e “La nostra patria, il mondo libero”, tra gli altri). Il cielo, nel frattempo, si oscura. Ma la manifestazione non rinuncia neanche ai suoi momenti gioiosi: ai balli degli africani, per esempio, accompagnati dal suono delle percussioni. Una manifestazione politica ma senza politici: timidamente appaiono bandiere e spille dei Rossomori, di Rifondazione, del Partito comunista dei lavoratori. Ma il grosso è rappresentato da chi detesta il razzismo e basta. C'è voglia di stare insieme. E, non a caso, il serpente impiega tre ore per arrivare in piazza Garibaldi, tappa finale del corteo.
MARCELLO COCCO

07/02/2010