Domani lo sciopero generale: trentamila in piazza a Cagliari
A Roma saranno ancora visibili le tracce dei falò accesi davanti a Montecitorio dagli operai Alcoa, quando la disperazione di trentamila sardi invaderà Cagliari. Ma quello di domani sarà lo sciopero generale di un'Isola intera e di tutti i settori alle prese con la crisi economica (ce n'è forse uno che si salva?), non la protesta per singole vertenze, per quanto gravi. «Finora la politica si è limitata a inseguire le emergenze, adesso serve una strategia di ampio respiro per rilanciare lo sviluppo», ribadiscono Cgil, Cisl e Uil, annunciando i dettagli della mobilitazione: «Perché la situazione è drammatica, ci sono 350mila persone al di sotto della soglia di povertà. Soffrono tutti i territori, tutte le categorie, tutte le classi d'età».
IL CORTEO Ecco perché si torna in piazza Yenne, nel capoluogo, sede storica delle grandi manifestazioni sindacali e degli scioperi generali (l'ultimo fu il 28 giugno 2002). È lì che sfocerà il corteo, che partirà da piazza Giovanni XXIII attorno alle 10. Il raduno dei partecipanti è fissato alle 9.30. Il serpentone di folla, guidato dallo striscione di Cgil, Cisl e Uil con lo slogan «Lavoro-sviluppo-autogoverno. Dalla crisi alle opportunità», imboccherà via Dante e la percorrerà fino a piazza San Benedetto, per poi deviare verso via Paoli e piazza Garibaldi
Lungo via Sonnino e via XX Settembre sboccherà in piazza Deffenu e subito in via Roma, per arrivare al largo Carlo Felice e risalire verso piazza Yenne. Già più di duecento pullman sono pronti a partire da tutta la Sardegna, accompagnati - si prevede - da almeno 1400-1500 auto. In totale le previsioni della vigilia parlano di una manifestazione popolare con 20-30mila persone, e magari di più se il clima darà una mano.
IN PIAZZA Sotto la statua di Carlo Felice, i lavoratori e i pensionati di tutta l'Isola ascolteranno le testimonianze sulla crisi, la vera controparte dell'iniziativa. Sarà data la parola a tre lavoratori, provenienti dal nord, dal centro e dal sud della Sardegna. Parleranno due studenti e i rappresentanti dell'Anci (l'Associazione dei Comuni) e dell'Ups (l'Unione delle Province), che hanno aderito da subito con convinzione.
Poi i comizi dei rappresentanti delle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil e dei rispettivi leader regionali, che ribadiranno alla Regione e al Governo le proprie proposte: «Una nuova politica industriale con uno specifico accordo di programma per il settore, un piano pluriennale per creare lavoro e contro le povertà», riassume il segretario della Cisl Mario Medde incontrando i giornalisti, «e poi la ripresa del piano di rinascita per la Sardegna col riconoscimento a livello costituzionale del principio di insularità».
LE RICHIESTE Gli organizzatori della manifestazione si aspettano che la cosa non finisca lì, anzi: «Le istituzioni devono raccogliere il grido di dolore dell'Isola», avverte il numero uno della Cgil Enzo Costa, «ci aspettiamo che dal giorno dopo inizino gli incontri ad alto livello per riflettere sulle nostre proposte e su come rilanciare lo sviluppo». «Dovranno essere dei tavoli di confronto veri e prestigiosi», aggiunge Francesca Ticca, leader Uil, «altrimenti la mobilitazione continuerà». Come, si vedrà: ma l'intenzione è quella di non mollare la presa.
LA PARTECIPAZIONE «Per la prima volta sfileranno con noi anche Ugl e Confederazione sindacale sarda», nota Medde. Saranno coinvolte tutte le categorie, compreso il pubblico impiego: la proclamazione dello sciopero è stata fatta nel rispetto delle norme specifiche del settore. Si toccheranno i temi dell'università (nei giorni scorsi i sindacati hanno incontrato i rettori dei due atenei) e della scuola: il segretario della Flc-Cgil Peppino Loddo chiede di aprire una vertenza con lo Stato per ottenere l'autonomia della Sardegna sulle risorse finanziarie per l'istruzione, sulla formazione delle classi e sul dimensionamento della rete scolastica, sul sostegno ai disabili.
Convinta anche l'adesione del comparto agricolo e zootecnico: Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila sottolineano i «rischi di chiusura di centinaia di aziende» e chiedono misure per «invertire una situazione sempre più drammatica». I mezzi di informazione lavoreranno per dare notizia dello sciopero, ma le delegazioni dell'Associazione della stampa sarda e dell'Ordine dei giornalisti accompagneranno la marcia dei lavoratori.
PARTITI E ISTITUZIONI La politica sarà presente in forze: hanno aderito i partiti del centrosinistra, ma anche molti esponenti politici del centrodestra (mentre gli indipendentisti di Irs spiegheranno oggi in una conferenza stampa il loro no allo sciopero dei «sindacati italiani»).
Ma Cgil, Cisl e Uil attendono soprattutto la risposta delle istituzioni alla loro «protesta-proposta». È stata apprezzata la lettera aperta con cui il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha definito la giornata del 5 febbraio «un'opportunità imprescindibile» per l'unità dei sardi contro la crisi. Ma non basta: «È un segnale importante, è cambiato quell'atteggiamento iniziale un po' offeso», commentano Costa, Medde e Ticca, «ora aspettiamo comportamenti conseguenti».
GIUSEPPE MELONI
04/02/2010