Giornata della memoria. Due medaglie d'onore consegnate dal prefetto Balsamo
Giovanni Mudadu, ex carabiniere, fu internato a Dortmund
Presenti i parenti del decorato Giovanni Esposito, marinaio deportato a Hohenstein, morto 4 anni fa a Decimo.
È la storia di un deportato a Dortmund: una prigionia, fatta di stenti e sofferenze, durata due anni. Il carabiniere (in congedo) Giovanni Mudadu racconta l'orrore del “suo” lager nazista, dal settembre del '43 all'arrivo degli americani. «Quel posto era qualcosa di incredibile: ci insegnavano il tedesco a bastonate». Nella Giornata della memoria, con l'Iran che torna a invocare la distruzione di Israele, neppure Cagliari vuole dimenticare quella tragica pagina di storia e le sofferenze patite da ebrei e milioni di italiani, militari e civili, internati nei campi di concentramento delle SS. Così nella sala della prefettura, in piazza Palazzo, si svolge una breve cerimonia, presenti le autorità civili e militari, nel ricordo delle vittime della Shoah.
LA CERIMONIA È il 27 gennaio 1945 quando i soldati russi scoprono l'orrore del lager di Auschwitz. Sessantacinque anni dopo, in un altro 27 gennaio, la Giornata della memoria si trasforma in un giorno di ricordi, custoditi dai sopravvissuti ai campi tedeschi o dalle loro famiglie. La medaglia d'onore, riconoscimento della presidenza della Repubblica per gli ex prigionieri, è un simbolo d'orgoglio per chi la riceve. Giovanni Mudadu (origini di Olmedo ma ormai cagliaritano a tutti gli effetti) la stringe tra le mani e a dispetto degli 86 anni si commuove: «La incornicerò perché resti per sempre ai miei nipoti», ha detto rivolto al prefetto Giovanni Balsamo durante la premiazione. Non c'era invece il marinaio Giovanni Antonino Esposito di Alghero, morto 4 anni fa a Decimomannu: è stata la nipote Emanuela a ricevere la medaglia in suo onore e a ricordare che «nonno è stato catturato dai nazisti nel '43: la sua storia è condensata in tre diari che lui ha scritto a penna e che noi custodiamo». Un'attestazione della Croce Rossa francese ricorda il giovane marinaio, partito militare a 19 anni: Antonino Esposito, numero prigioniero 1523, internato a Hohenstein sino al 28 settembre del '45. «Oltre che per onorare le vittime della Shoah la Giornata della memoria - ha detto il prefetto nel discorso inaugurale - serve per ricordare ai giovani, del tutto estranei a quei fatti, che bisogna mantenere alta la guardia e resistere al fascino di ideologie perverse, alimentate da fanatici dell'odio e della violenza».
LA STORIA Quella di Giovanni Mudadu è una delle tante storie simbolo dei sardi (erano 250) finiti nei campi di sterminio nazista dopo essere stati catturati nella penisola o all'estero. Novantuno morirono, rivela uno studio di Aldo Borghesi dell'Istituto sardo per la storia della Resistenza, gli altri riuscirono a rientrare a casa. «Era stato appena firmato l'armistizio dell'8 settembre '43 quando sono stato catturato dai tedeschi - racconta l'ex carabiniere - da Tirana alla Serbia a piedi, da lì al campo di concentramento di Dortmund, nella zona più industriale della Germania. Appena arrivati ci hanno visitato e diviso: da una parte gli anziani malati, dall'altra i piccoletti e i deboli e al centro quelli robusti come me. Ero un ragazzone di 20 anni, mi hanno messo a lavorare in miniera, mille metri sotto terra. Ci facevano lavorare 12 ore, senza mangiare niente, è il mio amico sardo Ernesto Atzori di Turri che mi ha salvato la pelle con le bucce di patate, ma ho mangiato anche topi. Ricordo bene quando gli americani sono venuti a liberarci: in 2 anni mi hanno ridotto a uno scheletro, pesavo 42 chili. Ma ero salvo: dopo un paio di giorni ero già in Sardegna».
C. RA.
28/01/2010