Ieri dibattito in Consiglio, il sindaco (assente per motivi di salute) vuole coinvolgere le altre istituzioni
Il campo nomadi sulla 554 è ormai impraticabile, sia dal punto di vista igienico che sanitario. E a certificarlo non sono più solo i Servizi sociali del Comune ma ora anche gli ispettori dell'Asl. E, dunque, una decisione sul futuro delle 125 persone di etnia Rom che lo occupano non è più rinviabile. Se n'è parlato ieri nel corso di un dibattito in Consiglio comunale, terminato con un rinvio (e dunque senza votazioni sugli ordini del giorno, per ora distinti, presentati dai consiglieri Maurizio Porcelli e Claudio Cugusi), stante l'assenza del sindaco.
LA SOLUZIONE L'impressione è che del problema, alla fine, verranno investite tutte le istituzioni competenti: «Il campo di sosta per nomadi non è solo di Cagliari ma dell'intera provincia», ha più volte detto il primo cittadino, «e dunque è normale che della questione si interessino anche la Prefettura e l'amministrazione provinciale».
LA MINORANZA Intanto, ieri, ha iniziato a occuparsene l'assemblea civica. Claudio Cugusi, a nome del centrosinistra, ha ricordato «che un intervento, stanti le condizioni, non è più rinviabile. Credo che tutti in quest'aula vogliamo evitare e prevenire un altro caso-Tiziana». Il riferimento è alla bimba Rom morta, all'inizio degli '80, in un campo nomadi di via San Paolo.
FORZA ITALIA Per Maurizio Porcelli, che ha illustrato la proposta della maggioranza, «c'è da chiedersi se è il caso di investire altri fondi pubblici, in una situazione economica difficile come l'attuale, per rattoppare una situazione della quale a essere responsabile non è certo il Comune, visto che a distruggere le infrastrutture sono stati gli stessi occupanti. Servono soluzioni definitive, come quelle adottate a Roma con lo sgombero dell'Esquilino».
L'ASSESSORE Ad Anselmo Piras, in rappresentanza della Giunta, è toccato fotografare la situazione: «L'Asl ci dice che esistono condizioni di invivibilità - ha ricordato - da parte nostra, che lavoriamo in condizioni di difficoltà e con il supporto per ora insostituibile dell'associazione “I Sardi”, non c'è altra possibilità che spendere i 400 mila euro a disposizione per rifare i servizi, nella speranza che non vengano nuovamente distrutti». ( a. mur. )
28/01/2010