Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Umidità e crepe nelle case comunali Inutili le proteste

Fonte: L'Unione Sarda
25 gennaio 2010

Is Mirrionis. Appello



Roberto Sotgia fino a pochi anni fa giocava a calcio, gli amici lo vedevano spesso girare in scooter per le strade di Is Mirrionis. Faceva una vita normale. Poi la diagnosi di una malattia terribile e, poco dopo, la morte della madre. Ora vive da solo, al secondo piano di una palazzina, e non esce più di casa. Spesso perde l'equilibrio e cade: per questo ha fatto montare un verricello che lo aiuti a rialzarsi in caso di necessità. Per raggiungere la strada ha a disposizione un montacarichi, ma il peso che ha accumulato in questi anni di malattia rende tutto più difficile. L'unica soluzione sarebbe il trasferimento in un appartamento al piano terra. Ma qui, nelle case popolari di via Baronia, scegliere dove vivere è un lusso che non ci si può permettere.
UMIDITÀ A FETTE Nello stesso palazzo, all'ultimo piano abita Salvatore Tintis. Nella sua camera da letto, satura di umidità, si respira un pungente odore di muffa. In cucina il soffitto è fradicio, e ogni tanto cadono tegole e mattonelle. «Proprio qui, dove ogni giorno cucino», si lamenta la moglie, Bonaria Murtas. «Per non parlare del bagno: sopra la vasca ci sono delle infiltrazioni tali che, quando piove, ci si può fare la doccia senza neanche aprire l'acqua. Ho dovuto togliere il lampadario per paura di un corto circuito». La famiglia Tintis, esasperata, si è rivolta ad un avvocato: «Da tre anni combattiamo col Comune, inutilmente. Vengono, controllano e se ne vanno».
PIOVE IN CASA La scena si ripete in casa di Mario Melis, che abita in via Baronia dal '57. «Quando piove, l'unico rimedio è il secchio», racconta, indicando una crepa nel muro, che attraversa due stanze e termina nell'androne.
DEMOLIRE E RICOSTRUIRE Negli altri appartamenti di edilizia popolare, la situazione non cambia: Is Mirrionis, infatti, nasce nei primi anni '60, e quasi tutti i palazzi, costruiti con materiali scadenti, mostrano dei cedimenti strutturali. Lo sa bene Gianni Chessa, 48 anni, ex assessore al Patrimonio in quota Udc: «Qui l'unica soluzione è demolire e ricostruire», spiega Chessa, che ogni giorno riceve decine di lamentele da parte dei residenti. «Tutte persone per bene, che pagano l'affitto, non abusivi», precisa. «Bisogna fare un ragionamento serio sulle politiche abitative, un discorso che vada oltre il colore politico, perché si tratta della dignità umana. Questo è un quartiere che ha oltre il 60% di edilizia popolare, ed è stato completamente abbandonato a se stesso da troppo tempo».
FRANCESCO FUGGETTA

24/01/2010