Cossiga: mai usate in Sardegna armi all'uranio impoverito
Il sottosegretario alla Difesa ieri ha incontrato i sindaci dei Comuni che ospitano i poligoni militari.
di PAOLO CARTA
La difesa di Giuseppe Cossiga è a tutto campo: «Nei poligoni sardi non sono mai state usate armi all'uranio impoverito. Posso escludere che le aree militari verranno utilizzate per costruire centrali nucleari».
Nessuna novità sconvolgente, le solite verità di Stato ribadite ieri dal sottosegretario alla Difesa, l'unico esponente isolano nel Governo Berlusconi, nell'elegante sala ristorante del Campo ostacoli generale Rossi di Cagliari, davanti ai sindaci dei paesi isolani che maggiormente devono fare i conti con le cosiddette servitù militari , ribattezzate «esigenze nazionali». A proposito delle quali, Cossiga ha riaggiornato un concetto già sottoscritto negli anni '80 dall'allora capo del Governo, Giovanni Spadolini, e dal presidente sardista della Regione, Mario Melis, in un protocollo rimasto lettera morta sino a oggi: «Occorre equilibrare il peso della presenza militare in Sardegna rispetto a quello delle altre regioni d'Italia». Parlando comunque per la prima volta di tempi certi. E lunghi: «È un obiettivo trasversale che rimane dai tempi dei precedenti governi Berlusconi e del ministro Parisi espressione del centrosinistra, portato avanti dagli altri sottosegretari sardi nominati prima di me, Salvatore Cicu ed Emidio Casula. Ma non se parla nei prossimi cinque anni, diciamo che si potrebbe attuare non prima di 15-20 anni».
ESIGENZE NAZIONALI Quando probabilmente le esigenze di un esercito finalmente europeo comporteranno la creazione di un poligono interforze e internazionale da dislocare magari nel deserto del Sahara e renderanno anti-economico mantenere poligoni come quelli sardi concepiti 50 anni fa e che adesso è difficile riconvertire per le esigenze delle industrie belliche e della guerra elettronica, vista la carenza di fondi.
GLI INDENNIZZI I problemi sul tavolo di discussione sono tanti. I pescatori di Teulada, Sant'Anna Arresi, Sant'Antioco, Arbus e Terralba chiedono più spazi a mare per la loro attività strangolata per forza di cose dalle esercitazioni Nato e tempi certi per gli indennizzi. I Comuni chiedono che più celermente lo Stato versi alla Regione i soldi concepiti come rimborso danni per le guerre simulate, in arrivo sempre attraverso piani quinquennali e quindi spesso molto, troppo tardi rispetto alle esigenze di paesi sempre più spopolati e affamati. Alcuni sindaci, preoccupati per le morti e le inchieste sull'uranio impoverito, pretendono verità e chiarezza dal Ministero della Difesa. Altri primi cittadini, legati a filo doppio con le stellette militari, chiedono un potenziamento degli investimenti.
LE RISPOSTE Di tutto e di più. E Cossiga risponde, con un sorriso e portando notizie che ritiene buone, a quasi tutte le domande (escluse quelle recapitate attraverso i cronisti dai pacifisti, non ammessi all'incontro, sulla mancata spesa dei soldi stanziati dallo Stato nel 2007 per la bonifica dei poligoni, mai attuata, e sui parametri geografici troppo ridotti per il risarcimento dopo le malattie riconducibili all'uranio impoverito, attualmente solo un chilometro e mezzo dalle aeree militari).
PIÙ DENARO Innanzitutto Giuseppe Cossiga annuncia più soldi in arrivo in Sardegna. «Sia per i pescatori (sono stati stanziati circa due milioni di euro), sia per gli indennizzi quinquennali previsti nei rapporti tra Stato e Regioni a Statuto speciale (dal 60 al 68 per cento del totale nazionale saranno indirizzati alla Sardegna, circa 15 milioni di euro contro i 13,5 stanziati in precedenza)». Poi tempi più brevi per chi lavora nei pescherecci e ogni anno deve rinunciare a diverse giornate di pesca per colpa delle esercitazioni: «Entro il 2010 pagheremo quanto previsto per il 2009». Un bel passo in avanti per chi era abituato ad aspettare 3-4 anni.
I PROGETTI Meno positivi, per gli amministratori della Sardegna, gli altri riscontri. Trasformare Teulada in un poligono virtuale e ridurre quindi gli spari contro scogli e vegetazione è rimasto poco più di un'idea: «È stata finanziato solo il progetto, ci siamo fermati a questa fase», annuncia il sottosegretario alla Difesa gelando il sindaco Gianni Albai. E la pista per gli aerei senza pilota prevista a Perdasdefogu non nascerà prestissimo: «Sicuramente - prosegue Cossiga - non entro il 2010, anche in questo caso il progetto è stato rinviato nel tempo per motivi economici, di comune intesa con le industrie coinvolte in un accordo pubblico-privato che comunque non viene accantonato». Con buona pace delle grotte che ospitano rare specie animali, la cui presenza all'interno del poligono ha suggerito nel progetto lo spostamento della pista degli aerei da combattimento senza pilota.
CASO URANIO Cossiga ha tranquillizzato i sindaci preoccupati della possibile contaminazione dei poligoni con l'uranio impoverito: «Non è stato usato in Sardegna, semmai il pericolo sono quelle nanoparticelle di metalli pesanti causate dal contatto a certe velocità tra proiettili e metalli rilasciante nell'ambiente».
Per la dottoressa Maria Antonietta Gatti, consulente modenese della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, quelle nanoparticelle per dimensioni e forme così particolari possono essere prodotte solo dall'utilizzo di proiettili arricchiti con sostanze radioattive, e ne sono state trovate in Sardegna anche a Baunei, oltre che nei negli organi dei malati civili e militari residenti o al lavoro nei pressi delle basi militari. Ma evidentemente era un argomento troppo tecnico per una riunione con i sindaci come quella di ieri.
I CONTROLLI Il sottosegretario alla Difesa ha assicurato che non si lesineranno spese per monitoraggio ambientale, indagini epidemiologiche sul numero dei tumori, studi approfonditi: «Non siamo criminali, vogliamo salvaguardare tutti e in primis i militari che nei poligono ci lavorano e ci abitano con le famiglie. E l'inserimento tra i casi di tumori da risarcire anche dei civili e dei militari che non hanno partecipato alle missioni di pace all'Estero ma che hanno lavorato soltanto nei poligoni sardi, non è un'ammissione di responsabilità da parte dello Stato. È una scelta dettata dall'esigenza di coprire il maggior numero di casi possibile in un clima di incertezza scientifica, visto che gli studi sono molto recenti e da sviluppare ancora».
Assurdo poi, secondo Cossiga, ipotizzare lo smantellamento di un poligono per far spazio a una centrale nucleare: «Lo escludo assolutamente».
26/01/2010