MARTEDÌ, 26 GENNAIO 2010
Pagina 39 - Cultura e Spettacoli
Cagliari, il violoncellista ha eseguito magistralmente la Sinfonia concertante op.125 di Prokofiev
Una «Shéhérazade» convincente diretta da Maurizio Benini
GABRIELE BALLOI
CAGLIARI. «Ecco una mazurka che ho appena composto, suonala!». La madre di Prokofiev mise il foglio sul leggìo e suonò una mazurka di Chopin. «Non è questa! Suona quella che ho ho composto io».
In lacrime per la delusione, al piccolo Sergej venne spiegato che il pezzo non era eseguibile a causa dell’errata grafia. Ebbe inizio così, pressappoco, il suo precoce rapporto con la musica. Prokofiev, all’epoca, aveva soli cinque anni, la stessa età a cui Gautier Capuçon ha cominciato lo studio del violoncello. Il caso ha voluto che, venerdì e sabato, la Stagione del Lirico mettesse assieme questi due enfant prodige: quello francese, oggi quasi trentenne, che ha eseguito la «Sinfonia concertante in mi minore per violoncello e orchestra op.125» composta dal russo fra il’48 e il’52. A dirigere l’orchestra era Maurizio Benini. Con Youtube, ora, chiunque può riascoltare l’esecuzione del violoncellista Mstislav Rostropovich, a cui Prokofiev dedicò la partitura. A dirla tutta, fu lo stesso Rostropovich che insistette perchè il compositore tenesse fede all’impegno di rimaneggiare il suo «Concerto per violoncello op.58». Una promessa che Prokofiev formulò quando rimase affascinato dalle qualità espressive e virtuosistiche di Slava («Gloria» in russo, ed epiteto di Rostropovich). Nondimeno pure quella di Capuçon emerge come interpretazione di una certa maturità, sia per lo smagliante dominio della tecnica sia per le sottili intuizioni di lettura. In sintesi: abbiamo estrema perizia nel misurare di volta in volta il vibrato, gli accenti e il volume di suono, dando sempre il giusto risalto ad ogni spunto tematico, ad ogni cellula motivica.
Quando Prokofiev diede l’esame d’ammissione al Conservatorio di Pietroburgo, chi presiedeva la commissione, vedendo la mole di partiture portatesi appresso, esclamò: «Ecco uno che mi piace!». A pronunciarsi così fu proprio Nikolaj Rimskij-Korsakov, di cui Benini ha diretto, nella seconda parte del programma, la celeberrima suite «Shéhérazade, op.35», un ampio affresco sinfonico, ispirato al ciclo fiabesco de «Le mille e una notte» e suddiviso in quattro movimenti. La direzione di Benini sortisce un effetto-diesel: sul principio fa fatica ad “accendersi”, ma una volta avviato raggiunge, nel cuore della composizione, alcune vette di sontuosità orchestrale, nella timbrica e nel fraseggio, che mantiene sino alla fine. Va menzionato poi senza dubbio il primo violino Gianmaria Melis, per l’ottima prova solistica.