GIOVEDÌ, 21 GENNAIO 2010
Pagina 5 - Sardegna
La legge cancella i divieti di vendita a Natale, Pasqua e ferragosto
ALFREDO FRANCHINI
CAGLIARI. Piccolo passo in avanti verso la liberalizzazione delle attività commerciali. Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato (43 sì e 23 voti contrari) una leggina, composta da un solo articolo ma oberata da una miriade di emendamenti, con cui viene data la possibilità di aprire i negozi durante le festività principali. Non è stato facile, tanto che i lavori incominciati di mattina si sono protratti per tutta la giornata in un dibattito in cui sono state messe in contrapposizione le necessità dei «lavoratori e dei padroni» e ancora dei piccoli esercenti contro la grande distribuzione per sconfinare, infine, sull’opportunità di «santificare le feste». Ha detto Roberto Capelli (Udc): «Io porto avanti un principio cattolico, con tutte queste deroghe si stanno perdendo principii importanti. E poi non è una legge che determinerà il futuro del commercio in Sardegna». Di parere opposto l’assessore al Turismo e Commercio, Sebastiano Sannitu, il quale ha spiegato: «Riteniamo che il turismo non si possa sviluppare se non si garantiscono i servizi essenziali. Questa legge apporta una maggiore flessibilità, consente agli operatori del settore di adattare l’organizzazione del lavoro alle esigenze di una società in movimento a una concorrenza sempre più incisiva».
La norma approvata ieri, in realtà, ricalca il disegno di legge che la Giunta aveva varato il 14 aprile dell’anno scorso per sopprimere quello che era un divieto inderogabile: l’apertura degli esercizi di vendita al dettaglio nelle festività del primo gennaio, Pasqua, 25 aprile, primo maggio, Natale e 26 dicembre. L’obbligo di chiusura domenicale e festiva non si applicherà poi per le tipologie di attività legate al turismo o, comunque, a situazioni particolari, come la vendita di giornali, i cinema e gli esercizi commerciali presenti nelle aree di servizio lungo le strade statali o nei terminal ferroviari, portuali e aeroportuali.
Per Giampaolo Diana (Pd) la legge «è stata affrettata e sottovaluta gli effetti che produce. È indubbio che abbia l’obiettivo di liberalizzare il settore e che produce aspetti di maggiore competitività ma bassa le tutele e i diritti di chi vi opera». Il Pd per questo aveva presentato un emendamento in cui si sosteneva che «di norma non sono derogabili le chiusure nelle festività» lasciando però aperto uno spiraglio enorme attribuendo ai sindaci dei singoli comuni la possibilità di emettere un’Ordinanza con le opportune deroghe, dopo l’accordo con le associazioni di categoria e dei sindacati». Una richiesta di corresponsabilità che la maggioranza ha respinto.
Molti i rilievi di merito e di metodo con qualche richiesta di far tornare la legge in commissione da parte di coloro che rigettavano la possibilità di arrivare a una mediazione. «Le leggi dovrebbero introdurre norme di carattere generale tutelando i più deboli», ha sostenuto Carlo Sechi (Sinistra-comunisti-rossomori), «non è giustificabile ampliare l’orario di lavoro». Votata questa legge, il Consiglio ha avviato la discussione sulle norme per il riconoscimento della funzione sociale degli oratori parrocchiali, testo illustrato da Felicetto Contu (Udc). I lavori dell’aula continuano stamani.