Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rifiuti, ingiunzioni e guerre sulle tariffe

Fonte: L'Unione Sarda
19 gennaio 2010

Il Tecnocasic avvia un contenzioso con ventuno Comuni, tra cui il capoluogo e Quartu

Il giudice ordina di pagare 7,4 milioni. Via Roma si oppone

Il Comune dopo aver ricevuto il decreto ingiuntivo ha deciso di resistere in giudizio.
«Il Comune di Cagliari per ora non pagherà alcuna penale sui rifiuti». Era il novembre del 2006 e Gianni Giagoni era da qualche mese assessore alla Pianificazione dei servizi. Dopo aver ricevuto una multa da quasi cinque milioni di euro dalla Regione per non aver differenziato entro la fine del 2005 il 10% della frazione umida, aveva avviato una battaglia politica con viale Trento. «Cagliari ha 160 mila abitanti ma accoglie ogni giorno 300 mila persone», era il concetto. «E se pagassimo i cinque milioni di multa», aveva aggiunto, «non potremmo migliorare la differenziata». Il risultato della battaglia, dopo «diversi incontri con il collega regionale Cicito Morittu, fu la decisione di non pagare la multa».
63 FATTURE NON PAGATE Peccato che tre anni dopo, il 19 novembre del 2009, il Tecnocasic abbia chiesto e ottenuto dal tribunale civile un decreto che ingiunge al Comune di pagare 7.423.190,690 euro. La cifra si ottiene sommando gli importi di 63 fatture non pagate tra il 25 luglio del 2002 e il 31 luglio 2009, che riguardano in parte (4,2 milioni) le penalità previste dalla legge per chi non ha raggiunto gli obiettivi di differenziazione dei rifiuti (nel 2005 un totale del 40% di cui il 10% di umido) e in parte (3,3 milioni) i costi di conferimento che il Comune ha solo parzialmente pagato.
SEI LETTERE DI DIFFIDA Il Tecnocasic dal 4 luglio del 2006 ha inviato al Comune sei lettere di diffida. Significa che l'interlocuzione politica non ha prodotto effetti sul piano del contenzioso.
E così quando il Tecnocasic (dopo lo scioglimento del Casic e la nascita del Cacip), è stato messo in liquidazione, il commissario Oscar Serci si è rivolto a un avvocato, Carla Campisi, che ha chiesto al tribunale il decreto ingiuntivo. «Uno degli obblighi di un liquidatore è pagare i debiti ed esigere i crediti, non potevo fare altrimenti», spiega Serci. La precisazione ha un senso, visto che il Comune è uno dei principali azionisti del Tecnocasic con il 30% delle quote.
ALTRI COMUNI MOROSI Non che il Capoluogo sia l'unica pecora nera. Tra i destinatari dei 21 decreti ingiuntivi notificati nel 2009 dal Tribunale per conto del consorzio che incenerisce 300 tonnellate di rifiuti dei cagliaritani e quelli di 26 Comuni dell'hinterland, ci sono, tra gli altri, Quartu, Assemini, Selargius, Monserrato, Capoterra e Pula. Il credito complessivo, solo per quanto riguarda le penali sulla differenziata e il conferimento, è di 25,5 milioni su un totale di 46 milioni di crediti vantati dal consorzio.
Delle due l'una: o tutti i Comuni sono cattivi pagatori e il Tecnocasic per anni ha evitato di essere troppo oppressivo nel pretendere il pagamento delle fatture, o hanno qualche ragione.
RESISTENZA IN GIUDIZIO Cagliari, ad esempio, dopo aver ricevuto il decreto ingiuntivo, ha deciso di resistere in giudizio. Ma perché non lo ha fatto prima? In realtà fin dal 2006, quando la Regione ha notificato la sanzione da cinque milioni di euro per la differenziata, il Comune ha deciso di opporsi. E siccome l'ex capo dell'ufficio legale del Comune ritenne che la causa fosse persa, la Giunta deliberò di rivolgersi e un avvocato esterno. L'incarico venne conferito a Piero Franceschi, che non ha mai iniziato a lavorare non essendo arrivato l'atto giudiziale. Ricevuto a fine novembre il decreto ingiuntivo, il nuovo dirigente dell'avvocatura Comunale, Carla Curreli, ha ritenuto che ci fossero ragioni per resistere in giudizio ed ha deciso di procedere autonomamente revocando l'incarico al professionista esterno.
LE RAGIONI DEL COMUNE Che cosa dirà il Comune ai giudici? Guglielmo Carletti, dirigente del servizio Igiene del suolo da agosto 2009, prova a sintetizzare. «C'è un problema di tariffe: il Tecnocasic ce ne ha applicato una, noi abbiamo ritenuto di doverne applicare un'altra e per questo abbiamo versato importi inferiori a quelli che ci hanno richiesto». Un esempio: «Hanno applicato l'ecotassa sulle penali sulla differenziata e noi l'abbiamo scorporata ritenendo che non fosse corretto. Inoltre ci hanno fatto pagare tariffe non ancora approvate dalla Regione e dunque per noi non operative. Quanto al conferimento, invece, contestiamo il fatto che ci fanno pagare anche i costi in più che dobbiamo sostenere quando i forni del Tecnocasic sono chiusi e dobbiamo portare i rifiuti in altre discariche. C'è un accordo con la Regione che stabilisce che quei costi se li accollino loro». Domanda: come mai queste contestazioni non le avete fatte prima? «Non è vero: c'è una fitta corrispondenza tra noi, la Regione e il Tecnocasic». A Serci non risulta: «Alla Regione non c'è alcun atto formale che ci autorizzi a non contabilizzare quei costi, dunque li devo applicare».
Insomma: forse ci sarà una causa e durerà anni. E se il Comune alla fine dovesse pagare 7,4 milioni, sarebbe costretto ad aumentare la Tarsu. Che è già tra le più alte d'Italia.
FABIO MANCA

19/01/2010