LUNEDÌ, 18 GENNAIO 2010
Pagina 6 - Sardegna
CAGLIARI. Il silenzio è un «bene» su cui stanno «investendo» molte città turistiche per attrarre una particolare clientela in fuga dall’inquinamento sonoro delle città. In Sardegna, però, 44 famiglie su cento si sono lamentate per l’eccessivo rumore. Lo attesta il Rapporto Istat nell’indagine multiscopo «Aspetti della vita quotidiana». E l’istituto di statistica accusa i «mancati controlli»: proprio a questo proposito, sottolinea l’Istat, la Sardegna assieme alla Valle d’Aosta, a Trento, l’Abruzzo e la Basilicata, è una regione che ha effettuato controlli «solo a seguito di esposti da parte dei cittadini».
Del resto non sono tantissimi i Comuni che hanno approvato la zonizzazione acustica, (2810 in tutta Italia, cioè il 34,7 per cento del totale dei Comuni). Nonostante si sia registrato negli ultimi anni un incremento nelle risposte delle amministrazioni comunali al tema dell’inquinamento acustico, esse sono ancora insufficienti.
La normativa richiede, infatti, a tutti i comuni l’adozione della zonizzazione acustica ma per ora la procedura è molto lenta. Inoltre il monitoraggio acustico dipende, nelle regioni speciali, da agenzie locali (Arpas) che non sempre hanno avuto vita facile. Le sorgenti sonore più controllate in Sardegna sono state le attività di servizio e commercio, poi, a seguire, le attività produttive (agricole, artigianali, industriali), le infrastrutture stradali, i cantieri, le manifestazioni temporanee come i concerti.
Dall’indagine risulta che le percentuali di famiglie che si lamentano per l’inquinamento acustico sono in costante aumento. Risulta che nei centri metropolitani la percentuale di «chiamate» supera il cinquanta per cento; percentuale che si abbassa nei piccolissimi comuni.
Niente a che vedere, comunque, col «chiasso» misurato in Europa: Atene è la capitale per la quale si registra il valore più alto (85%) seguono La Valletta, Sofia, Bucarest e Nicosia con valori superiori al sessanta per cento.