Giorgino. Gli immigrati abusivi hanno decine di contratti regolari con Enel e Abbanoa
Luce e acqua nella fabbrica occupata da 100 senegalesi
Nel 2008 Abbanoa chiuse i rubinetti. La Provincia chiese di revocare il provvedimento.
Puntuale come certi orologi svizzeri, ogni giorno il postino infila nelle cassette arrugginite dell'ex Edem Sarda decine e decine di fatture intestate ai senegalesi che hanno occupato la fabbrica piantata sul lungomare di Giorgino: un carnet fatto di bollette dell'acqua, energia elettrica, perfino quelle delle linee telefoniche fisse.
È il paradosso dell'abusivismo moderno, già evidenziato ai tempi delle occupazioni degli alloggi di proprietà comunale: allacci e volture sono possibili - a volte addirittura più facili - anche senza essere proprietari o affittuari dell'edificio. Perfino se si è entrati illegalmente e per questo il legittimo titolare dell'impianto industriale ha inviato messaggi d'aiuto a tutti, dalla procura della Repubblica in giù.
ENEL Scorrere l'elenco dei contratti Enel di viale Pula significa fare i conti con una quarantina di nomi inequivocabili. Sicuramente extracomunitari, quasi certamente tutti senegalesi. Le «forniture» ancora attive però sono una decina: questo vuol dire che negli ultimi 20 anni si sono alternati alla titolarità delle bollette circa 50 persone. Sull'apertura dei conti intestati agli abusivi, l'ufficio stampa della società spiega che non ci sono alternative: «Di fronte alle volture, non possiamo entrare nel merito della titolarità dell'occupazione. Non controlliamo che dietro la richiesta ci sia un regolare contratto di affitto o qualsiasi altro accordo legale. In nessun caso. Possiamo staccare la corrente solo davanti alla richiesta di un'istituzione superiore, per motivi di ordine pubblico ad esempio».
ABBANOA Abbanoa invece giura di averci provato: nel 2008 il gestore unico provò a chiudere i rubinetti della vecchia fabbrica di bentonite, acquistata dal Cacip a un'asta fallimentare nel febbraio del 2000. Ma nel giro di pochi giorni, la Provincia chiese e ottenne che l'allaccio alla rete idrica venisse ripristinato. La prima telefonata fu quella di Angela Quaquero, assessore provinciale alle politiche sociali: «Non potevamo permettere che venisse tolta l'acqua a 120 immigrati che vivevano già in condizioni precarie. Ci sarebbe stato un alto rischio di epidemie. Avevamo anche lavorato per cercare un alloggio agli occupanti, ma non siamo riusciti a trovare spazi a sufficienza per poterli ospitare tutti». Abbanoa fa sapere che la retromarcia venne innestata solo perché al momento delle trattative con la Provincia venne annunciato come imminente uno «sgombero assistito». Che ovviamente non è mai avvenuto.
LA TRUFFA Ma in realtà i singoli allacci, sia all'acquedotto che alla rete elettrica, potrebbero avere un'origine illegale, che affonda le sue radici nella chiusura dell'Edem Sarda. Il curatore fallimentare affidò il complesso industriale a un privato, che trasformò il casermone di Giorgino in un dormitorio. E i primi contratti risalirebbero proprio a quegli anni. L'affittuario per questo venne denunciato, anche se l'esito del processo si è perso negli oltre vent'anni di occupazione abusiva.
LA PREFETTURA Il prefetto Giovanni Balsamo ha inserito lo sgombero degli immigrati tra le priorità della sua - nuova - agenda: «C'è un'attenzione particolare su questo tema, di assoluta particolarità e delicatezza. Ci sono già state le prime discussioni con il Comune. Il problema dura da tanto tempo e non è ulteriormente sostenibile. L'obiettivo non può non essere che ricondurre la situazione alla legalità. Ovviamente nel modo meno traumatico possibile, d'accordo con le altre istituzioni interessate».
MICHELE RUFFI
16/01/2010