Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La denuncia di Gigi Riva «Giù le mani dal Sant’Elia lo stadio della memoria»

Fonte: La Nuova Sardegna
15 gennaio 2010

VENERDÌ, 15 GENNAIO 2010

Pagina 11 - Sardegna




Interpellanza di 20 consiglieri del centrosinistra contro la demolizione della struttura

FRANCESCO PINNA
CAGLIARI. «Giù le mani dal Sant’Elia. Non abbattete lo stadio olimpico della Sardegna, un pezzo di storia sportiva dell’isola». Firmato Rombodituono. A Gigi Riva, simbolo dello scudetto del Cagliari, specializzato in tiri mancini, non va giù l’idea di demolire il Sant’Elia. Non lo ha mai nascosto, lo ha già anticipato in qualche dichiarazione, ma con l’avanzare del progetto ha visto crescere la sua preoccupazione. Stavolta però il suo grido d’allarme è stato raccolto. Venti consiglieri del centrosinistra hanno presentato un’interpellanza al presidente Cappellacci.
«Mi fa piacere - afferma il team manager della nazionale - vuol dire che le mie riflessioni non sono cadute nel vuoto, che non sono isolato in questa battaglia. Il Sant’Elia nasce come struttura sportiva dell’intera regione, realizzato con i soldi di tutti per ospitare le grandi manifestazioni dell’isola, non solo sportive. Inoltre è stato ristrutturato in occasione dei mondiali Novanta con finanziamanti pubblici. E’ mai possibile che a distanza di soli 20 anni sia da buttare via? Davvero si vuole distruggere un patrimonio di tutti? Lo stadio è funzionale, la struttura è solida, e lo confermano anche le relazioni degli ingegneri. E’ mancata solo la manutenzione, è stato trascurato. Ecco la gente si chiede di chi sono le responsabilità di questo degrado? Se ci fosse stata più attenzione sarebbe un gioiello come quello di Udine».
Riva non lo dice ma si capisce che il giudizio negativo sul Sant’Elia sembra strumentale e lascia spazio ai progetti per lo stadio privato avanzati dal presidente del Cagliari Cellino e condivisi dalla maggioranza in consiglio comunale. Nel calcio moderno c’è meno spazio per monumenti e sentimenti, si pensa soprattutto agli affari. Le bordate di Rombodituono obbligano ad altre riflessioni. L’uomo non è uno che straparla, è hombre vertical, quindi le sue prese di posizione fanno rumore. Come quando polemizzò con la Lega sui temi dell’immigrazione ricordando a Bossi che i loro zii (il suo e quello di Bossi) emigravano in Svizzera per lavoro, o quando si battè apertamente per il referendum contro i veleni delle fabbriche nel Sulcis. Adesso questa denuncia destinata a suscitare polemiche per uno che di Cagliari è cittadino onorario e che della città ha ricevuto le chiavi.
«Non voglio scontrarmi con nessuno. Non ho interessi nascosti, ne parti da difendere, ho fatto il calciatore e il dirigente sportivo, dalla politica sono stato sempre fuori. Ma questo non impedisce di dire quello che penso, di difendere le mie convinzioni, è la mia coscienza che m’impone queste riflessioni. Non ho niente contro le strutture private e gli affari che condizionano sempre più il pianeta calcio. L’importante è che siano salvi gli interessi dei cittadini. Demolire il Sant’Elia è sbagliato, non si può passare un colpo di spugna su una struttura pubblica così importante. Questa terra ha altre priorità, penso alle strade disastrose, ai tanti disoccupati. Ecco i soldi pubblici che li usino per quello».
E proprio il no alla demolizione è il punto forte dell’interpellanza dei consiglieri del centrosinistra. Mario Bruno, capogruppo pd, primo firmatario dell’interpellanza sottoscritta anche dal vice presidente del consiglio regionale Cucca, si trasforma in una sorta di Nenè per un assist all’ex bomber. «Non siano contrari alla costruzione di un nuovo stadio - afferma - ma senza la cancellazione del Sant’Elia che ha incarnato lo spirito della cultura sportiva dell’isola e che può avere utilizzi alternativi. Noi lo vediamo come un luogo arena che può servire per grandi spettacoli, eventi culturali e sociali, non soltanto sportivi. Chiediamo al presidente Cappellacci di chiarire quali sono le intenzioni sul futuro del Sant’Elia perchè bisogna ricordare che l’area dove sorge lo stadio fu venduta a prezzo simbolico dalla Regione al comune a condizione che vi si realizzassero strutture d’uso pubblico. Indipendentemente dalle autonome scelte dell’ente locale, la Regione deve dire la sua su un tema così popolare».
In effetti non esistono in Sardegna spazi adatti per eventi di grande livello, ma c’è chi ricorda che i tempi dello scudetto sono lontani e non si può vivere di nostalgie. «Macchè nostalgia - replica secco Gigi Riva - intanto lo scudetto lo abbiamo vinto all’Amsicora e a me il Sant’Elia ha pure portato sfiga visto che mi sono rotto il tendine e dopo quell’incidente ho smesso col pallone. Insisto, il Sant’Elia sta bene, è un pezzo di storia. Me lo ricordo il giorno dell’inaugurazione, c’erano 62mila persone, arrivavano da Alghero e La Maddalena, dalla Barbagia e dal Logudoro, avevo i brividi quel giorno di Coppa Campioni contro il Saint’Etienne, ma lo stadio è sempre stato pieno per le sfide con le grandi. In uno stadio privato quelle emozioni saranno per pochi».