GIOVEDÌ, 14 GENNAIO 2010
Pagina 1 - Cagliari
Acceso dibattito sulla mozione che spiana la strada alla demolizione del Sant’Elia
Manca il numero legale, maggioranza salvata da un oppositore
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Passa in consiglio l’impegno a costruire uno stadio nuovo con i requisiti chiesti dalla Uefa per disputare i campionati europei di calcio del 2016. Pazienza se poi l’Italia non diventerà sede della competizione sportiva, perché la candidatura del Belpaese non è stata ancora accolta: cavalcando questa scadenza, il comune di Cagliari ha guadato il fiume di polemiche che anche ieri non sono mancate in aula, con l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza, votato da un numero di consiglieri minimo, giusto quello che ha impedito lo scioglimento del consiglio per mancanza di numero legale. Venti consiglieri di maggioranza non sarebbero bastati, il favore gliel’ha fatto il socialista Perra che, però, in linea con la posizione della minoranza uscita in massa dall’aula al momento del voto, si è espresso contro «la svendita dello stadio», come viene ritenuta l’operazione Sant’Elia. Perché non ha lasciato anche lui l’aula? «Perché il consiglio comunale si riunisce, dibatte e vota...».
Procedure. L’odg è passato, i problemi restano. Probabilmente non ci saranno tutti gli scogli giuridici ipotizzati dalla minoranza, perché potrebbe averli risolti la Regione quando, alcune settimane fa, ha dichiarato che costruire uno stadio nuovo abbattendo il Sant’Elia è compatibile con la cessione dell’area fatta a suo tempo per una cifra simbolica col vincolo di costruire uno stadio pubblico dove potesse giocare la squadra della città. Ma il Comune regista dell’operazione (tale ha chiesto che fosse la Federazione italiana gioco calcio a garanzia dell’impegno), dovrà anche sostenere l’onere delle fideiussioni: Figc vuole essere sicura che una città, una volta affermata la propria candidatura, sia in grado di mettere a disposizione le strutture necessarie. Quindi la vera e unica decisione emersa nelle ultime settimane è che il vecchio Sant’Elia si butta giù ed è stata questa la ragione della rivolta di ieri nella minoranza, sempre decisa a esplorare possibilità di ristrutturazioni, di conservazione di «beni identitari», di trattenere nel patrimonio pubblico lo stadio olimpico lasciando poi libero il Cagliari Calcio di andarsi a costruire un impianto dove vuole.
Scadenze. Domani il Comune può dire alla Figc di essere canditato ufficiale ai campionati europei, se l’Italia sarà accettata come sede. Il presidente del consiglio Sandro Corsini non ha voluto sentir ragioni quando la minoranza ha chiesto almeno un giorno di tempo per leggere e studiare l’ordine del giorno sulla candidatura agli europei, la prima volta dal 25 settembre 2009 in cui si parla di stadio in consiglio comunale. Il 25 settembre scorso l’opposizione aveva presentato un ordine del giorno in cui impegnava il sindaco e la giunta a esplorare ogni possibilità di ristrutturazione del Sant’Elia oppure di farlo diventare una grande struttura sportiva, col Cagliari Calcio che si faceva il suo stadio altrove. Il travaglio dei mesi scorsi sul «Sant’Elia sì o no» è stato molto presente sugli organi di informazione, ma non nelle discussioni in consiglio. La minoranza ieri, nella sostanza, ha sottolineato tra l’altro l’esproprio dell’assemblea civica imposto sul tema stadio.
La gara d’appalto. Sarà uno degli scogli. La giunta ha deciso tre cose: che lo stadio vecchio si demolisce, che il diritto di superficie verrà concesso attraverso una gara pubblica, che il Cagliari Calcio dovrà impegnarsi a giocare nel nuovo stadio. Il nodo sta in questo: il Cagliari Calcio ha regalato il progetto preliminare di un nuovo stadio con le caratteristiche Uefa al Comune. Se il Comune lo assumerà nel bando di gara il Cagliari non potrà partecipare e, in ogni caso, non potrà chiedere il pagamento del progetto. Ci sarà qualcuno che costruirà il nuovo stadio: i rapporti tra Comune che resta proprietario dell’area, il titolare del diritto di superficie, il Cagliari Calcio che vorrà/dovrà giocare, sono il prossimo tema. Non neutro, c’è da credere.