MARTEDÌ, 12 GENNAIO 2010
Pagina 1 - Cagliari
Come sono cambiate le abitudini dei consumatori cagliaritani
Dal taglio netto del budget per le vacanze alla spesa nei market ridotta al minimo indispensabile
CAGLIARI. Con la crisi i cagliaritani sono ormai abituati a convivere. O meglio ancora: sono obbligati, in nome della sopravvivenza. Il 2009, lo hanno detto i sindacati, è stato l’anno peggiore degli ultimi cinque nel rapporto difficile tra stipendi, svuotati, e costo della vita, in salita costante. I nuovi dodici mesi, sempre secondo Cgil, Cil e Uil, saranno peggio, previsione sottolineata da questo annuncio choc: «Cagliari rischia di scivolare presto verso il vuoto economico e sociale», hanno detto i segretari nella prima riunione del 2010 dove hanno parlato di mutui, bollette e assicurazioni sempre più succhia-sangue.
Di fronte alla recessione, come rivela il «Sole 24ore» sulle abitudini recenti dei consumatori, i cagliaritani dopo aver raschiato il fondo del barile, sono passati alle rinunce. I ventimila euro di debiti che ciascuna famiglia italiana ha in media sulle spalle, il dato vale anche per l’area metropolitana, sono già troppi e non è più possibile consegnare quel poco che è rimasto pulito dello stipendio a istituti di credito e finanziare.
Oggi i cagliaritani hanno imparato a lavorare di “forbici”. Sono diventati provetti chirurghi della spesa: a colpi di bisturi, recidono tutto quello che per loro non è più possibile e il superfluo è meglio evitarlo per non finire sul lastrico.
L’indagine del quotidiano economico ha svelato che, nel 2009, la crisi economica si è fatta sentire soprattutto sulla voce vacanze. Non c’è stata una vera rinuncia alle ferie, sarebbe stato un sacrilegio: la minor ricchezza ha inciso ad esempio sulla scelta del luogo di villeggiatura, sempre più vicino ed economico. Meno viaggi all’estero, qualcosa in meno nella penisola, molta più Sardegna: questa è la pagella-vacanze 2009 secondo i tour operator. La conferma della tendenza cagliaritana è in quest’altra rilevazione: non è diminuito il numero assoluto di viaggiatori, bensì quello delle giornate di permanenza (massimo una settimana) e soprattutto non più di un viaggio all’anno, con le vacanze invernali ormai diventate un lusso. Il taglio della spesa per i viaggi è stato comunque meno profondo rispetto alle previsioni, per l’exploit delle compagnie aeree low cost. Seppure tra molte polemiche e codicilli scritti in piccolo nei contratti, i voli venduti a un euro (prezzo base) hanno attirato e conquistato i cagliaritani. Non si spiega altrimenti il record nel traffico passeggeri, tre milioni e trecentomila, registrato proprio nel 2009 dall’aeroporto, con un incremento importante (13.41 per cento complessivo) non soltanto negli arrivi ma anche nelle partenze.
«Siamo tutti figli della crisi», ha detto nei giorni scorsi un ex ministro dell’Economia, e i cagliaritani hanno tagliato nel 2009 altre voci nei bilanci familiari, nell’ordine: abbigliamento, elettronica e tempo libero. «Gli acquisti - è scritto nell’ultimo rapporto della Findomestic sul credito al consumo - si sono concentrati sull’indispensabile, anche se non sono mancati i picchi per i maxi televisori al plasma». È una delle tante contraddizioni di chi entra ed esce dalle città mercato. Basterebbe curiosare dentro i carrelli, per scoprire che alla cassa il consumatore si presenta con meno pasta e poco latte rispetto a un anno fa, ma dentro ha tante piccole cose inutili. È colpa della pubblicità, leggi i famigerati volantini porta a porta o gli spot televisivi, che reclamizzano a prezzi stracciati oggetti impossibili: cesoie, misuratori di pressione, infernali set per il fai da te. Con questo risultato: la grande distribuzione svuota il magazzino da pezzi invenduti e i consumatori gonfiano ancor di più armadietti zeppi di fesserie.
Per chi non sa rinunciare al bar o al ristorante, rivela ancora l’indagine del «Sole 24ore», sono scattate inevitabili altre limitazioni. Ecco alcuni esempi: più caffè, ma meno brioche a colazione, oppure chi non sa rinunciare all’aperitivo spende quello che può soltanto nei caffè dov’è garantito un ricco «happy hour», paghi le bevande ma tartine e stuzzichini sono gratis. Sono cambiate le abitudini dei cagliaritani anche al ristorante: un solo bicchiere di vino per commensale invece della più costosa bottiglia, un piatto unico al posto dell’ancora troppo caro “dall’antipasto alla frutta”.
Niente fronzoli anche nell’acquisto dell’abbigliamento: sempre l’indispensabile, con qualche libertà solo nella stagione dei saldi, come quella in corso. Questo è l’ultimo manuale di sopravvivenza cagliaritana, ma in futuro potrebbe anche non bastare se il 2010 sarà davvero orribile, come annunciato dai sindacati.