DOMENICA, 10 GENNAIO 2010
Pagina 2 - Cagliari
Locali e strutture di 650 metri anzichè i 144 dei permessi scaduti nel 2006
CAGLIARI. L’accusa per tutti è di aver occupato abusivamente terreni pubblici, un reato che in base al codice penale prevede una pena fino a due anni. Poi di aver commesso una lunga serie di contravvenzioni legate ad abusi edilizi, strutture allargate senza autorizzazione.
Non solo: i sette titolari dei ristorantini del Poetto, i cosiddetti ricciai, pagano la scelta di aver proseguito tranquillamente la propria attività malgrado la concessione comunale rilasciata dal comune di Quartu fosse scaduta da tre anni. L’inchiesta della Procura della Repubblica, condotta dal sostituto Gaetano Porcu, si è chiusa pochi giorni prima di Natale e gli indagati hanno ricevuto la notifica del 415 bis.
Ora, procedura alla mano, ci sono venti giorni di tempo per produrre memorie difensive o chiedere l’esame di garanzia. Ma in un procedimento penale fondato su una relazione tecnica del Nas e dei vigili urbani, dove i dati sono riscontrabili nei documenti e nelle misure di edifici sotto sequestro giudiziario, è difficile che si possa aggiungere al fascicolo qualcosa di significativo.
Gli indagati sono Emanuela Pandolfi (32 anni), titolare del chiosco “L’afrodisiaco”, Andreano Vittorio Pandolfi (62 anni) di “Ricciomania”, Antonello Zedda (51 anni) della “Casa del pescatore”, Natalino Galasso (58 anni) di “Sapori di mare”, Mario Soro (48 anni) di “Agripesca Pellegrino”, Giampaolo Zedda (48 anni) del “Solito posto” e Daniele Serra (37 anni) de “il Riccio”. I difensori impegnati nel procedimento sono Francesco Atzori, Francesca Calabrò e Paolo Mauri.
A scorrere gli esiti dell’indagine il dato che balza agli occhi è l’incredibile sequenza di abusi e di irregolarità commesse dai sette ricciai nell’indifferenza generale. Che le bancarelle originarie, dove si vendevano i ricci e la polpa di riccio, si fossero trasformate negli anni in autentici ristoranti sul mare era una cosa evidente. Così com’era chiarissimo il fatto che i locali si fossero allargati estate dopo estate fino a trasformarsi in edifici, parte in legno e parte in materiali inamovibili. Se l’autorizzazione comunale alla vendita di alimenti era scaduta, quella di trasformare i banchetti in locali a mare non era stata mai concessa. Eppure nessuno, negli anni, è mai intervenuto. E i ricciai si sentivano sicuri: fra i loro clienti più assidui c’erano amministratori pubblici, politici, dirigenti pubblici.
I numeri contenuti nell’atto della Procura sono imbarazzanti: per l’Afrodisiaco di fa riferimento a strutture di 450 metri quadrati del tutto abusive, mentre a Ricciomania l’area pubblica occupata senza autorizzazione sarebbe di 750 metri quadri. Area pubblica e in buona parte area demaniale: quella invasa illegalmente dalla Casa del pescatore è vasta 600 metri quadrati, ancora 600 metri abusivi per Sapori di mare e per Agripesca Pellegrino, 450 metri per il Solito posto e ancora 600 per il Riccio. La convenzione comunale, scaduta nel 2006, assicurava ai titolari il permesso di occupare 65 metri quadrati di suolo pubblico fino al 2002, aumentati poi a 144. Si parla quindi di superfici triplicate e quadruplicate, dove i ricciai hanno messo in piedi locali, servizi, tendoni, giardinetti, terrazze all’aperto.
Il prossimo passo della Procura sarà la richiesta di rinvio a giudizio e se le accuse troveranno conferma in tutti i gradi del processo si dovrebbe arrivare a un provvedimento di demolizione generalizzato, che il comune di Quartu potrebbe anticipare. A breve il pubblico ministero Porcu chiuderà anche la parte d’indagine che riguarda gli altri ricciai, quelli che fanno capo al comune di Cagliari: la situazione accertata dai carabinieri del Nas e dai vigili urbani è la stessa di Quartu. Mentre la Procura è in attesa della relazione finale sui chioschi-bar, che rischiano la demolizione su ordine del Comune. (m.l)