DOMENICA, 10 GENNAIO 2010
Pagina 1 - Cagliari
Sull’accordo di programma c’era piena sintonia e al governo Berlusconi piacque il progetto: perderlo è un danno
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Bétile, il museo della civiltà nuragica e dell’arte contemporanea, è senz’altro un’occasione perduta per la Sardegna intera. Ma i due assessori che hanno partecipato a tutte le sedute per dare corpo all’idea del governatore Renato Soru sono pronti a dimostrare che è perduta perché c’è stata un’esatta volontà. Forse non del sindaco Emilio Floris in sé, neppure dell’assessore comunale all’urbanistica Giovanni Maria Campus. Ma di un’intera maggioranza di centrodestra.
Anche di un apparato burocratico e, come dimostrerebbe il silenzio assordante sul tema, della giunta regionale attuale. Di fatto il governo è stato il grande regista dell’affossamento, con un voltafaccia che secondo i due ex protagonisti è documentato dai sì del prima e dagli improvvisi no del dopo. Carlo Mannoni, l’ex assessore regionale ai Lavori pubblici, spiega che c’erano e ci sono i progetti, c’erano e non ci sono più i finanziamenti: «I fondi Fas davano una copertura che poi si è cercato di allargare con i denari stanziati per celebrare l’Unità d’Italia e il progetto Bétile è entrato fra quelli che l’unità di missione gestita da Bertolaso avrebbe mandato avanti con le procedure abbreviate. Bétile veniva considerato l’opera che poteva battezzare l’intera operazione nazionale sull’unità d’Italia. Invece è finita nel calderone del disimpegno del governo verso la Sardegna: come il G8 trasferito a L’Aquila e la Sassari-Olbia, che era già finanziata. C’è stato un momento in cui l’appalto per il Bétile si dava per imminente. Credo che il Comune, volendo, potrebbe almeno mandare avanti la ristrutturazione di Sant’Elia: il progetto c’è, molto chiaro (giù la strada sopraelevata, servizi e negozi sotto i palazzoni...), e ci sono anche i finanziamenti perché Area continua ad avere i 30 milioni di euro a suo tempo stanziati. E’ il Comune, semmai, piuttosto assente. L’assessore Campus ha parlato di un partito del non fare: io penso che tale partito sia la sua maggioranza. Secondo me Bétile è stato affossato assieme al campus e assieme a Sant’Elia perché non doveva passare nulla che fosse stato proposto da Soru. Cagliari non ha mai presentato proposte: l’unica, la sotterranea di via Roma, alla voce ‘fondi’, reca scritto «da reperire». E il governo, a Cagliari, finora, non ha dato nulla nonostante la sintonia politica. Forse è per questo che si parla della volontà del sindaco di costituire un suo gruppo autonomo». Maria Antonietta Mongiu, ex assessore alla Cultura: «Ci tocca assistere al gioco di vecchi ragazzi che cercano un colpevole. L’accordo di programma su campus universitario, Bétile e quartiere Sant’Elia firmato dal sindaco e bocciato dal consiglio comunale, l’avevamo fatto insieme al Comune. Ci siamo visti continuamente, anche la domenica, con gli assessori e i funzionari di Regione e Comune e entrambe le parti sapevano benissimo che, una volta firmato, entro 30 giorni si sarebbero dovuti predisporre gli atti. L’area del Bétile saltò fuori da una proposta del Comune. Ricordo bene quante volte avevano tirato su l’asticella delle richieste, esaudite. L’accordo, insomma, c’era. Ma il giorno dopo quella firma il Comune cominciò a nicchiare, il fatto che 30 giorni fossero pochi diventò uno dei pretesti per trovare scuse. Su campus universitario, museo e riqualificazione di Sant’Elia l’accordo metteva sul piatto una cifra enorme, 220 milioni di euro. Oggi mille posti letto per gli studenti sono saltati. Il Bétile era uno dei più grandi progetti museografici dell’intero Mediterraneo, già entrato in tutte le riviste di architettura del mondo, scelto come logo della mostra dell’edilizia di Bologna, straordinario marketing gratuito. Di fronte a tutto questo si è dimostrata l’incapacità di governare i processi. Io al sindaco e all’assessore dico: la loro maggioranza ha provocato questo grande danno alla città, perché non si sono dimessi? Quell’accordo di programma faceva lavorare a Cagliari tre dei più grandi architetti viventi. Ci sarebbe stato lavoro per tutti. Stupisce che gli imprenditori non chiedano conto di questo. Debbo aggiungere: il Bétile era piaciuto anche al governo Berlusconi che aveva confermato il progetto con 30 milioni dai fondi delle celebrazioni per l’unità d’Italia e con l’inserimento dell’opera fra quelle gestite dall’unità di missione di Bertolaso. Quando siamo andati via l’unità di missione stava trattando con lo staff della progettista Zaha Hadid per appaltare subito. Cosa è accaduto ce lo dicano Cappellacci, Baire, Floris... Bétile non è soltanto un sogno perduto, il progetto a Zaha Hadid deve essere pagato e sono milioni di euro. Infine mi pare inutile agitare sempre il fantasma di Tuvixeddu, stavolta concausa del no al Bétile. La Regione voleva uscire da quella vicenda comprando le aree, come dimostrano tre lettere e come dimostrano tutti gli atti compiuti. Ci dovrebbero spiegare perché Tuvixeddu viene tirato sempre in ballo».