Novità per i dipendenti pubblici
Nuovi requisiti per le lavoratrici del pubblico impiego che, a partire dal primo gennaio 2010, devono aver compiuto 61 anni d'età per poter andare in pensione.
LA NOVITÀ La legge 102/09, approvata alcuni mesi fa a seguito del pronunciamento della Corte di giustizia europea, che considerava discriminatorio il sistema previdenziale italiano (i discriminati, secondo i giudici Ue erano gli uomini), prevede, infatti, un innalzamento graduale dell'età pensionabile delle donne dipendenti della pubblica amministrazione fino ad arrivare a 65 anni, al pari degli uomini, nel 2018. L'aumento dell'età verrà incrementato di un anno ogni due. Le nuove regole, secondo le previsioni dell'Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, hanno fatto slittare la pensione per 3.500 dipendenti statali
FONDO Lo stesso Istituto, per il periodo tra il 2010 e il 2018, ha previsto un risparmio di 2,5 miliardi che confluiranno in un apposito fondo istituito presso la Presidenza del Consiglio. Tali risorse dovrebbero consentire interventi sulle politiche sociali e familiari, in particolare il governo conta di finanziare asili nido e nuove forme di assistenza agli anziani non autosufficienti. Le circa 2.500 lavoratrici che hanno raggiunto almeno 20 anni di contributi e che hanno compiuto 60 anni entro dicembre 2009 potranno andare in pensione con la vecchia normativa. In questo caso si prevede, infatti, la certificazione del diritto acquisito da parte delle amministrazioni di appartenenza.
POLEMICHE A oggi non si sono ancora placate le polemiche che hanno preceduto questo provvedimento. Una parte dell'opposizione e del mondo sindacale evidenzia l'ingiustizia di una norma che colpisce solo le dipendenti del pubblico impiego e la mancanza di serie misure di sostegno alle donne che lavorano. Nel settore privato, peraltro, le regole non sono cambiate.
06/01/2010