Baglioni scrive per L'Unione Sarda
di CLAUDIO BAGLIONI
E' il tempo la materia prima dell'uomo. Non viceversa. Non dimentichiamolo. Lui è ciò che noi ne facciamo. E mi piacerebbe che la mezzanotte che trascorreremo insieme a Cagliari potesse diventare un'occasione per ricordarlo. E' vero: una canzone non può cambiare la vita. E quelle che canteremo questa sera in Via Roma non faranno eccezione. Potranno fare, però, una cosa molto importante: ricordarci che noi possiamo. Che l'antidoto al presente c'è e si chiama futuro. E che il futuro è una strada che si lastrica sotto i nostri passi. Ecco, quindi, che, se sapremo imboccare la direzione giusta e mantenerci in quota, il futuro diventerà un posto degno di essere abitato. Non solo da noi, ma da tutti quelli che lo vivranno con noi. In quello spirito di integrazione per promuovere il quale la festa di stanotte è stata pensata.
Lo so che guardando la televisione, leggendo i giornali o anche semplicemente parlando con le persone che incontriamo, spesso ci coglie un senso di disagio, di sconforto, di impotenza. Capita anche a me. Ci assale l'idea di non essere altro che anonime comparse sulla scena della vita. Se non, addirittura, spettatori. E che le decisioni importanti sono irrimediabilmente fuori dalla nostra portata. Ma se evitiamo di farci travolgere dall'onda di piena di queste emozioni negative e ci fermiamo a ragionare , ci accorgiamo che non è così. Quello che possiamo fare del nostro tempo non è affatto poco. Al contrario: è molto.
Poche settimane fa, insieme ad altri artisti provenienti da molti Paesi e di varie discipline, sono stato ricevuto da Benedetto XVI. Il Papa ha chiesto a tutti noi di non dimenticare mai che gli artisti - come diceva Paolo VI - sono «i custodi della bellezza nel mondo». Confesso che lì per lì sono stato percorso da un brivido di paura, al pensiero di dover sostenere una responsabilità così grande. Poi, però, mi sono reso conto che, se l'artista è colui che semina bellezza, allora chiunque semini bellezza è un artista. E, più siamo, più bellezza possiamo seminare. E, più ne seminiamo, più ne raccoglieremo. E, più ne raccoglieremo, più il nostro tempo si riempirà di bellezza. Sino a diventare, finalmente, bello.
Mi riferisco, naturalmente, alla bellezza autentica. Profondità, non superficie. Sostanza non forma. Quella bellezza che, come diceva Dostoevskij, sarà l'unica a salvare il mondo e senza la quale l'umanità non potrebbe vivere. La stessa che tanto è stata creata nel nostro Mediterraneo e che ancora ci invade gli occhi e ci emoziona il cuore. Una bellezza della quale siamo chiamati a farcire le cose, anche le più piccole. Un sorriso, uno sguardo, una parola, un silenzio, un gesto, un pensiero. Perché il valore non è nella quantità o nella grandezza, ma nell'autenticità.
Il mio auspicio per questo nuovo capodanno, dunque, è che parole e note ci aiutino a riflettere sulla portata straordinariamente rivoluzionaria del fatto di disseminare il presente di bellezza. Solo così riusciremo a regalare a noi stessi e a chi verrà un futuro degno di questo nome. Un sogno? Forse. Ma l'umanità ha bisogno di grandi sogni per fare piccoli passi avanti. E la strada per regalare più umanità a questa umanità è ancora lunga e ha bisogno di tutti i sogni che saremo in grado di donarle. Buon viaggio della vita.
31/12/2009