Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il sindaco non torna indietro: «Serve un impianto moderno»

Fonte: L'Unione Sarda
30 dicembre 2009

Emilio Floris difende le sue scelte sul futuro del Sant'Elia 



Non vuole tornare indietro. Respinge l'accusa di voler fare l'interesse di pochi e rivendica un decisionismo che spesso non gli viene riconosciuto. Emilio Floris quasi salta su dalla poltrona di primo cittadino quando gli si fa notare che fino allo scorso anno era fermamente contrario all'accordo con il presidente Cellino per la realizzazione del nuovo stadio.
Perché ha cambiato idea, cosa c'è dietro?
«Certamente niente di inconfessabile. Ho frequentato con più assiduità il Sant'Elia e mi sono reso conto personalmente della sua inadeguatezza, già segnalata dai nostri tecnici. Ho visto che l'accesso è quasi impossibile agli anziani e ai portatori di handicap. Per non parlare dell'anacronismo delle tribune metalliche che non possono essere definite provvisorie».
Di chi è la responsabilità di questa situazione?
«Non è facile stabilirlo e non credo che, in questo momento, sia nemmeno utile nell'ottica delle decisioni che devono essere assunte».
Ha pensato all'interesse pubblico?
«È la mia stella polare da sempre. Sa qual è la prima cosa che la gente mi chiede quando mi incontra? Sempre e solo del nuovo stadio».
Ma perché dovrebbe costruirlo il privato e non il Comune?
«Semplicemente perché il Comune non ha soldi da investire in un'opera del genere. È più giusto destinare le risorse alla manutenzione delle strade e delle piazze. Senza scordare gli impianti sportivi di quartiere».
Perché avete scelto l'abbattimento (e la ricostruzione) e non la ristrutturazione?
«Semplicemente perché serve un intervento radicale, che non è compatibile con la semplice ristrutturazione, che sarebbe anche troppo onerosa. Abbiamo bisogno di nuove tecnologie e comodità per lo spettatore. Fattori oggi sconosciuti».
Ma Cagliari non ha più bisogno di un impianto pubblico?
«Lo stadio resterà pubblico, visto che alla scadenza del contratto di concessione tornerà a far parte del patrimonio del Comune. Se si riferisce alle riunioni di atletica, ad esempio, ricordo che il campo Coni è già in grado di ospitare meeting di prima grandezza».
E non è proprio possibile far costruire lo stadio ai privati da un'altra parte?
«Cellino lo vorrebbe fare e gli converrebbe pure. Ma io sono fermamente contrario. Perché il Sant'Elia, se non ci gioca il Cagliari, non ha senso di esistere. Diventerebbe una cattedrale nel deserto, un momento all'incuria, un ricettacolo di sbandati».
Ma il Cagliari calcio avrà pure un suo interessa, mica fa beneficenza.
«È una società per azioni, non un'agenzia filantropica. Il soggetto privato non va mai demonizzato, perchè può essere anzi decisivo nella partita per la crescita dell'intera città».
E la vertenza sui canoni d'affitto non pagati dalla società?
«C'è in corso un arbitrato, che stabilirà l'ammontare dei debiti che noi riteniamo che il Cagliari calcio abbia maturato nei confronti del Comune. E siccome la legge prevede che una società non può essere concessionaria di un bene in presenza di un contenzioso legale, Cellino dovrà giocoforza risolvere la questione prima dell'assegnazione del diritto di superficie».
Cosa pensa della battaglia di Gigi Riva?
«L'ho sempre ritenuto una persona per bene, un mio amico personale e dell'intera Sardegna. Per questo la sua posizione, suppure diversa dalla mia, è comunque rispettabile. Ma un sindaco deve prendersi la responsabilità delle scelte: io, in questo caso, l'ho fatto in assoluta buona fede. E sfido chiunque a dimostrare il contrario». ( a. mur. )

30/12/2009